Quei pittogrammi nel cassetto

Pittogrammi relativi a indicazioni di pericolo per la salute e per l’ambiente: si trovano anche su prodotti insospettabili, chiusi nei nostri armadietti

L’odio per la chimica agraria viene fomentata da anni in modo ficcante e capillare, nonostante senza di essa sparirebbe la maggior parte di ciò che entra nei nostri frigoriferi. Poi però uno fruga nei cassetti di casa e scopre che…

Dico io, ma chi vorrebbe mai avere a che fare con delle sostanze dal nome 1,2-benzopyrone, oppure 3,7-dimethyl-2,6-octadiene-1-olo? Anche benzyl-2-hydroxibenzoate non è male, così come (E)-3-phenylprop-2-EN-1-ol.

Forse tali sostanze le vorrebbero incontrare ben in pochi, così, basandoci sul principio di precauzione tanto di moda ultimamente, figlio di una crescente avversione alla chimica in generale e a quella agraria in particolare. Avversione un po’ ipocondriaca, in effetti, pensando appunto alle molecole di cui sopra.

Tranquilli, nulla di quanto appena elencato può devastare la vostra salute infliggendovi patemi corporali inenarrabili. Eppure anche queste sono sostanze “kimiche” di sintesi, tanto quanto gli odiati “pesticidi”. Del resto, anche voi siete ammassi di chimica, sebbene a vostra insaputa.

Ciò che più potrebbe sorprendervi è che anche queste molecole, quando presenti in un prodotto commerciale di libera vendita, obbligano a una codifica delle indicazioni di pericolo per la salute e per l’ambiente. Indicazioni di pericolo che poi vengono riportate sulle etichette dei prodotti stessi, sia in forma figurata, tramite appositi pittogrammi, sia con le relative frasi “H” (Hazard). Non c’è quindi prodotto in vendita, contenente sostanze “kimike”, che non debba comunicare alla clientela i rischi che corre acquistandolo e utilizzandolo.

Una delle tattiche più ossessive, utilizzate dagli allarmisti di professione che terrorizzano la popolazione contro i “pesticidi”, si basa infatti sullo sventolamento delle etichette commerciali dei prodotti fitosanitari usati a difesa delle colture agrarie. Ovviamente, tali pittogrammi e indicazioni di pericolo sono relativi al formulato commerciale tal quale, non a ciò che verrà spruzzato in campo, diluito in acqua anche più di mille volte.

Né tanto meno mantengono il loro senso una volta che quei prodotti verranno poi trovati in forma di residui infinitesimali sulle derrate alimentari o nelle acque. C’è infatti una profonda differenza fra un litro di emulsione concentrata di un “pesticida” contenente 400 grammi di sostanza attiva, mescolata a coadiuvanti e solventi vari, e la stessa sostanza attiva trovata da sola, a livello di nanogrammi, in un litro di acqua di fiume o su di un chilo di mele.

In sostanza, i summenzionati terroristi popolari fanno credere alla gente che mangiando quelle mele o bevendo quelle acque le accadrà quanto è scritto sulle etichette dei prodotti usati dagli agricoltori. Ovviamente ciò è del tutto falso, ma, del resto, se non fossero bugiardi, disonesti e pure mezzi pazzi, non utilizzerebbero il proprio tempo per sgonnellare a destra e a manca, seminando allarmi del tutto ingiustificati al fine di guadagnarsi spazi su giornali e televisioni.

 

Non solo “pesticidi”

Esistono prodotti di normale consumo, acquistabili liberamente nei supermercati, che riportano in etichetta i due pittogrammi raffigurati nell’immagine d’apertura dell’articolo, ovvero il punto esclamativo e il pesce morto con l’albero secco. E le molecole elencate nel primo paragrafo altro non sono altro che alcuni dei componenti di un prodotto domestico che potrebbe stupirvi da tanto è comune nelle case degli Italiani.

Ma prima di svelare il mistero, vediamo un po’ quei pittogrammi dove si trovano nei tanto odiati “pesticidi”. Quelli di cui si chiede l’abolizione un giorno sì e l’altro pure.

Su 2.004 formulati attualmente riportati nella banca dati Fitogest.com ce ne sono ben 1.028 che riportano il pittogramma con il punto esclamativo, il quale codifica visivamente per la frase GHS07, riportata sui prodotti “kimici” che abbraccino le precedenti classificazioni come “irritante” e “nocivo”.

Distinzione che permane nelle indicazioni di pericolo delle due sottocategorie, ma che ormai è stata raccolta sotto l’unico pittogramma di cui sopra. Per esempio, è da considerarsi “irritante” il prodotto gravato da una o più delle seguenti frasi: “Provoca irritazione cutanea” (H315), “Provoca grave irritazione oculare” (H318), “Può irritare le vie respiratorie” (H335), “Può provocare una reazione allergica cutanea” (H317).

Fra i molti agrofarmaci citabili, Algedi è un erbicida a base di tritosulfuron e dicamba, commercializzato da Basf, e presenta le frasi H317 e H319, motivo per cui ha in etichetta il pittogramma col punto esclamativo. Pure riporta le frasi H400 e H410 per gli organismi acquatici.

Almada 50, antiperonosporico a base di dimetomorf distribuito da Ascenza, presenta la H317 e la H411 per gli organismi acquatici, mentre Ampexio, fungicida di Syngenta contenente mandipropamid e zoxamide, presenta la H317 e la H410.

Agron, anch’esso antiperonosporico distribuito da Sumitomo, contiene rame ossicloruro e zoxamide e riporta in etichetta anch’esso l’H317 e l’H410. Infine Ariane II, erbicida di Dow Agroscience a base di clopiralid, fluroxypir ed MCPA riporta pure lui le frasi H317, H319 ed H410.

E si potrebbe continuare così fino alla lettera zeta, incontrando 271 formulati con la H315, 147 con la H147, altri 79 con la H335 e infine ben 454 con la H317. Ammontano invece a 442 i prodotti con il pittogramma con albero secco e pesce morto: sono infatti 286 i formulati in commercio con la frase di rischio H411 ovvero “Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”. Tale pittogramma è infatti relativo all’ambiente.

Moriremo quindi tutti? Niente affatto, con buona pace di chi vi vuole convincere di sì.

 

I pittogrammi in casa vostra

Molti prodotti di normale utilizzo domestico, come detto, presentano quegli stessi pittogrammi. Per esempio la frase di rischio ambientale H411, col pittogramma del pesce morto e dell’albero secco, campeggia sulle bottiglie di candeggina, ampiamente utilizzata per sanificare e pulire. Ma non solo la candeggina, ben nota a tutti per la pericolosità in caso di ingestione o di contatto accidentale, avanza in etichetta quei pittogrammi.

Con somma sorpresa, i medesimi pittogrammi sono riportati anche sull’etichetta di alcuni profumatori per la biancheria, da sistemare cioè nei cassetti dei propri comò al fine di lasciare un morbido profumo nei capi d’abbigliamento che usualmente indossiamo.

 

Fronte di una confezione di profumatore per la biancheria. Romantico nei colori, richiama a un mondo antico, fatto di nonne candide e di vite felici

 

Voltando la confezione si ritorna ai giorni nostri, con la normativa che obbliga ad apporre pittogrammi e indicazioni di pericolo

Il pittogramma con il punto esclamativo deriva infatti dalle frasi “Provoca irritazione cutanea” (H315), “Provoca grave irritazione oculare” (H318), “Può provocare una reazione allergica cutanea” (H317), mentre quello del pesce morto e dell’albero secco è riportato in quanto almeno uno dei componenti del prodotto è reputato “Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata” (H411).

Si potrà opinare che, in fondo, quei profumatori mica ce li strofiniamo addosso, né ce li poggiamo sugli occhi. Un approccio mentale saggio, perché dimostra la capacità di discernere fra un’indicazione di pericolo potenziale riportata su un’etichetta e il rischio reale per la salute, in questo caso tendente asintoticamente a zero. Inoltre, nei cassetti dei comò di organismi acquatici mica ce ne sono. Quindi che problema c’è?

Nessuno, ovviamente, come volevasi dimostrare. Ma se dovessimo applicare a quei profumatori il medesimo approccio adottato oggi per i pesticidi dovremmo considerare che una lieve traccia di quelle molecole finisce comunque nel vestiario che poniamo a contatto con la pelle. Inoltre, quei prodotti verranno smaltiti con la spazzatura, spesso finendo in quelle discariche dalle quali alcuni suoi componenti potrebbero disperdersi nell’ambiente.

Solo che il profumatore ci è familiare. Ci rende la vita più piacevole e, in fondo, mica rappresenta davvero quei rischi che si potrebbero paventare leggendo la sua etichetta. Quindi lo usiamo serenamente.

Ecco, la prossima volta che vi troverete i summenzionati untori allarmisti che cercano di terrorizzarvi con qualche etichetta di “pesticida” in mano, ricordatevi di quel profumatore che avete appena messo nei vostri cassetti, nelle vostre case. E mandateli tutti a stendere.

 

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