Transgender Vs Women: cosa succede in Australia

In Australia si sta combattendo una disputa legale fra un uomo transgender e la proprietaria di una app per sole donne. Nota per i poveri di spirito: quello in foto è un canguro, visto che si parla di Australia, ed è vestito da donna poiché sempre in Australia si sta dibattendo su cosa sia una donna… (Fonte foto: Intelligenza Artificiale)

Un transgender australiano, Roxanne Thickle, ha portato in tribunale Sall Grower, CEO di Giggle for Girls, una app dedicate alle sole donne, poiché è stato escluso in quanto uomo.

Una disputa che a raccoltarla negli anni ’80 avrebbe probabilmente suscitato solo ilarità e noncuranza, ma che nel 2024 in Australia è entrata addirittura nelle aule di tribunale. La questione è infatti su chi sia da considerare donna e chi no.

Il tutto è nato da un transgender australiano, che ora si fa chiamare Roxanne Thickle, che ha provato a iscriversi a una app, Giggle for Girls, riservata alle sole donne. Una sorta di area riservata in cui esse possono chattare fra loro, lontane da occhi maschili, come pure conoscersi e incontrarsi se ciò aggrada. Al momento di iscriversi un tool di riconoscimento facciale fa da filtro ed elimina le richieste di iscrizione se dall’altra parte dello schermo c’è un uomo.

Il problema è che se un uomo è truccato da donna il sistema può anche fare cilecca, quindi a valle c’è l’intervento dei gestori dell’app che provvedono a rimuovere i membri (è proprio il caso di dirlo) che non appartengono al sesso femminile. Quindi, Thickle è riuscito sì a ingannare il tool automatico, ma non gli occhi delle donne che lo hanno valutato successivamente. E da qui la cancellazione dell’iscrizione alla app.

Ovviamente è scattata la reazione dell’uomo, il quale ha fatto causa a Sally Grower, CEO della società che gestisce Giggle for Girls. Discriminazione: questa l’accusa di Thickle. Non è una donna: la difesa di Grower. Chi ha ragione?

Una disputa che non dovrebbe nemmeno esistere

Basta guardare la foto che apre l’articolo linkato poco sopra per comprendere come Thickle altro non sia che l’ennesimo transgender che pretende di essere considerato donna con tutto ciò che ne consegue, cioè l’accesso a qualsiasi area di norma riservata alle donne: spogliatoi, bagni, docce, sport, aree di detenzione, selezioni professionali (tipo quote rosa per intendersi) e perfino pensioni anticipate.

Nei Paesi anglosassoni ai transgender è stato concesso molto, per esempio negli sport (al link sopra un lungo elenco di tali misfatti). Il risultato è che molte donne vengono sconfitte da individui nati uomini. Per esempio, Taylor Silverman è stata sconfitta in alcuni contest americani di skateboard da un atleta nato uomo ma auto-dichiaratosi donna. Le regole attuali gli permettono infatti di competere con le donne e vincere, anche in termini economici.

Taylor ha fatto i conti in tasca al vincitore, calcolando in alcune migliaia di dollari il danno subito, oltre alla delusione delle sconfitta sportiva. Analogamente, anche la terza classificata ha perso denaro, poiché avrebbe potuto arrivare seconda. In pratica, un furto legalizzato in nome di un concetto di inclusività del tutto sballato. E la cosa più sconcertante è che da più parti Taylor è stata bollata come “transfobica“. Lei, transfobica. Non lui un senza vergogna che scippa letteralmente medaglie e premi a donne nate biologicamente tali. A dimostrazione di quanto sia profonda la distorsione dei fatti, anche dei più elementari.

Australia al bivio: vincerà il buon senso o la follia transgender?

Il processo australiano è ormai iniziato. Sally Grower intanto sta però già perdendo un sacco di denaro, poiché da due anni la app è stata chiusa in attesa di un giudizio legale. Una proposta di accomodamento è stata avanzata da Thickle, il quale per ritirare la denuncia ha chiesto l’accesso alla app e, incredibile ma vero, l’accettazione da parte della Grower di intraprendere un percorso di rieducazione. Manco fossimo nella Russia stalinista che spediva in dissidenti nei gulag per essere “rieducati”. Proposta ovviamente e giustamente respinta al mittente.

Peraltro, Mr. Thickle “dimentica” che quella app non è un servizio di carattere pubblico, che come tale sarebbe giusto fosse aperto a tutti: è un club privato, creato e gestito da privati e che ha quindi diritto di stabilire chi può e chi non può entrare. Pare quindi che Mr. Thickle se ne fotta altamente della regola per la quale la sua libertà finisce dove inizia quella degli altri, pretendendo di godere di una libertà illimitata anche a costo di calpestare quella altrui.

Un aspetto comico della faccenda è che persino l’avvocato di Thickle, durante un intervento, ha definito il suo assistito “he“, egli. Non “she“, ella. Della serie: basta un attimo di distrazione e la verità viene fuori anche nella bocca di chi è pagato per sostenere una bugia.

Entro qualche mese si potrà quindi sapere cosa ne pensano i giudici australiani della semplice domanda “Cosa è una donna?“. Domanda per ripondere alla quale basterebbe un banale libro di scienze delle scuole superiori. Questo dal punto di vista biologico. Il dramma è quando un’evidenza biologica viene scavallata da un trend sociale che affonda le proprie radici in una mera propaganda dalle ambizioni sedicenti “inclusive” e progressiste. Una propaganda che oltretutto mira a far passare come vittime quelli che di fatto sono loro gli usurpatori.

PS: dato che parlando di transgender in chiave critica è un attimo essere bollati da bigotti, transofobi e “right wing” (cioè di destra), tengo a precisare che sono ateo, scientista, antifascista e che di fobia ho solo quella per gli stronzi, i prepotenti e i disonesti.

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