Concorsi di bellezza, fra contrapposti razzismi e altre amenità

Ignoranza, stupidità e cattiveria: ma bellissime… (foto freepick)

L’elezione di una ragazza bianca come Miss Zimbabwe ha generato sdegno nel Paese africano, ove la popolazione è per il 98% nera. I precedenti, alla rovescia, furono Denny Mendez in Italia e Yityish Aynaw in Israele. Con Miss Olanda che per giunta è un trans…

Personalmente, ho sempre trovato banali, noiosi e inguardabili i vari concorsi di bellezza, femminili o maschili che siano. Edonismo, narcisismo e superficialità dominano infatti incontrastati e a ben poco sono serviti gli espedienti cultural-intellettuali – o sedicenti tali – con cui gli organizzatori cercano di arricchire le proprie kermesse. E no: la pace nel Mondo avrebbe anche un po’ rotto gli zebedei come sogno nel cassetto di giovani a cui probabilmente interessano ben altre le cose.

Di recente è però avvenuto un caso che ha attratto l’attenzione su uno di questi concorsi, ovvero quello per Miss Zimbabwe, Paese africano. Concorso che è anche apripista per la candidatura a Miss Universo. A vincere è stata infatti Brooke Bruk-Jackson, modella bianca, per giunta biondissima. Al grido di “Non ci rappresenta!” si sono levate subito le proteste razziste, ma alla rovescia: neri verso bianchi anziché bianchi verso neri. Peraltro, il “Non ci rappresenta!” è più o meno la stessa argomentazione usata dai fascio-lego-razzisti italiani nei confronti di modelle/i o atlete/i di colore che portino lustro nelle competizioni internazionali.

Basti pensare alle critiche, sterili e becere, che fioccano da anni su Paola Egonu, la pallavolista che gareggia in azzurro nonostante la sua deliziosa pelle ebano. Per giunta, la simpatica spilungona di colore ha dichiarato di essersi innamorata alternativamente di uomini e donne. Cioè bisessuale dichiarata. Apriti cielo: se si presentasse a Pontida durante l’annuale “rave” leghista rischierebbe di essere servita insieme alla polenta taragna.

Nel 1996 fu invece Denny Andreína Méndez de la Rosa, Denny Méndez per gli amici, a scatenare le medesime polemiche viste oggi in Zimbabwe. Denny è infatti di colore, ma ha vinto Miss Italia arrivando poi quarta a Miss Universo l’anno successivo. Attrice ed ex modella dominicana, la graziosissima Denny ha infatti sì cittadinanza italiana, ma non lo è di origine. I suoi splendidi capelli ricci abbinati al carnato caraibico, in effetti, in Italia non trovano molti termini di paragone. Quindi non rispetta quell’idiozia dell’identità di razza cui si rifanno da sempre i trogloditi nostrani.

Ma gli idioti non conoscono confini. Infatti, anche Gerusalemme inciampò in polemiche capziose sull’elezione a Miss Israele di Yityish Aynaw, detta “Titi”. Anch’ella modella (poteva forse non esserlo, bella com’è?) fu incoronata la più bella del Paese nel 2013, partecipando di conseguenza anche all’edizione dello stesso anno di Miss Universo. Dov’era la stranezza? “Titi” era di origine africana, nella fattispecie etiope. Pazienza, direbbero le persone intelligenti. Infatti, a criticare tale vittoria furono i soliti imbecilli di stampo ortodosso.

Con la vittoria di Brooke Bruk-Jackson in Zimbabwe si è potuto finalmente provare in modo scientifico che idiozia, ignoranza e cattiveria sono caratteristiche trasversali alle razze: basta che a vincere sia qualcuno di razza differente a quella più numerosa nel paese et voilà: “Non ci rappresentahhahahh!!!11!1!”. Ovviamente declinato nelle diverse lingue del Mondo.

E se a vincere è un Trans?

Poteva forse la disamina sulle Miss finire sul tema bianco/nero? Non che non poteva. In Olanda a vincere il titolo di Miss nazionale è stato un transessuale, Rikkie Kolle. Ex Rik. Una bellezza cristallina, per quanto i gusti siano e restino pur sempre gusti. Ma il caso è deflagrato per il fatto che Miss Olanda è nata… uomo. La giuria ha infatti deciso di dare vita a una “storia forte con una missione chiara”. E in effetti, nell’ambito della propaganda transgender va dato atto agli Olandesi di aver lanciato un messaggio fortissimo.

Di per me, ho dato alla notizia poca importanza, visto che la mia attenzione ai concorsi di bellezza, come dicevo, è pressoché nullo. Ma poi mi sono chiesto: al di là degli aspetti di genere, per diventare Rikke il buon Rik avrà dovuto sottoporsi a una sfilza di interventi chirurgici e di modifiche estetiche pesanti. Quindi, non avrebbe dovuto aver nemmeno accesso a un concorso di bellezza che, di norma, dovrebbe premiare le bellezze “nature”, cioè nate come mamma le ha fatte.

Viene cioè da chiedersi se Rikke fosse nata davvero donna, ma bruttina, e si fosse completamente rifatta grazie a bisturi e altri espedienti medico-estetici, la giuria olandese l’avrebbe premiata comunque come la più bella dei Paesi Bassi? Vi è da dubitarne seriamente. Forse, accettando tale prassi, meglio sarebbe indire un concorso per il miglior chirurgo plastico. “Miss & Mr. Bisturi”. Non suona neanche male.

Ergo, anche nel caso olandese più che il buon senso poté l’azione di lobby e l’interesse mediatico. Con buona pace del buon senso stesso.

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