Pesticidi e acque potabili: è ora di cambiare

Le acque potabili sono oggi sicure per la salute umana, anche quando si superino i limiti di Legge per gli agrofarmaci

Gli attuali limiti per le acque potabili derivano da una Direttiva europea vecchia di 40 anni che non tiene conto della tossicità specifica di ogni sostanza attiva. Esistono metodi scientifici per valutare il problema, accettati e usati perfino dall’Oms. Sarebbe quindi ora di utilizzarli

Il concetto di limite porta già di per sé una quota di irragionevolezza quando applicato alla valutazione dei rischi di qualsivoglia attività umana. Basti pensare ai limiti di velocità sulle strade. Non è che a 129 km/H si è al sicuro e a 131 no. Il livello della nostra sicurezza dipende infatti da una molteplicità di fattori che un limite non può infatti considerare, pena snaturarsi come limite in quanto tale. La medesima velocità comporta invece livelli di rischio diversi in funzione della visibilità, dello stato della strada, della densità del traffico e dal comportamento alla guida di chi ci circonda.

Ma una soglia deve essere comunque imposta, altrimenti ognuno farebbe ciò che vuole e i danni sarebbero enormi. E di danni pare ve ne siano già di molto pesanti anche così come siamo: nel 2018 sono state 3.334 le vittime di incidenti, con in più la bellezza di 242.919 feriti. Nei primi sei mesi del 2019 queste cifre sono state pari rispettivamente a 1.505 e 113.765.

Dato che la velocità è una delle principali cause di morte, proviamo quindi a immaginare cosa succederebbe se domani un ipotetico Ministro dei Trasporti particolarmente impressionato da queste statistiche emanasse un Decreto che riduce i limiti di velocità su autostrade, statali e cerchia urbana rispettivamente a 130, 90 e 50… metri l’ora. Cioè 0,13 km/h in autostrada, 0,09 sulle statali e 0,05 in città.

Se così fosse, un pedone che marcia a velocità normale (5 km/h) violerebbe di 38 volte il limite autostradale, di 55 volte quello delle statali e di ben 100 volte quello urbano. Di sicuro nessuno morirebbe più di incidenti stradali e a prima vista tale provvedimento potrebbe essere visto in linea con il più stringente “principio di precauzione” tanto in voga nei tempi attuali.

Trattandosi però di materia di comune padronanza, dato che tutti abbiamo un’automobile, apparirebbe palese a chiunque che quell’ipotetico ministro sarebbe da considerarsi un perfetto idiota. Difficile immaginarsi infatti come pirata della strada un pensionato che passeggiasse nel parco cittadino, “sfrecciando” molto al di sopra dei limiti concessi alle automobili. Pure sarebbe facilmente comprensibile il tempo che ci metterebbe un camion di ortaggi a portare la merce da Salerno a Milano, pari a circa 260 giorni. Marcirebbe tutto e quel camion inquinerebbe l’atmosfera molto di più che non marciando a velocità normale per qualche ora e basta.

Si paralizzerebbe inoltre qualsiasi altra attività, impendendo di fatto di andare al lavoro o a fare la spesa, oppure di portare i figli a scuola o altro ancora. In sostanza, quel ministro avrebbe salvato sì 3.000 di noi dalla morte in auto, ma ci avrebbe condannato tutti e 60 milioni a morire di inedia e di fame. Quindi, conoscendo la passione che gli Italiani mostrano per la propria automobile, quel ministro verrebbe probabilmente spellato vivo e rotolato nel sale.

 

E i limiti nelle acque, che c’entrano?

Ci si potrebbe ora chiedere cosa c’entrino i limiti sulle strade con quelli che normano i pesticidi nelle acque potabili. C’entrano eccome, perché nessuno lo sa, ma gli attuali limiti per le acque potabili somigliano molto a quelli del ministro pazzoide appena citato. Non hanno cioè in sé alcuna valutazione dei rischi per la salute umana e sono stati fissati nella loro attuale forma perché era un po’ come dire che nelle acque la soglia deve essere zero. Cosa ovviamente impossibile, visto che l’agricoltura è una delle tante attività umane e come tale un impatto sull’ambiente pur bisogna accettare che ce l’abbia. Di quanto impattino sulle acque altre forme di progresso ne parleremo magari un’altra volta, così potrete apprendere anche cosa finisce nelle acque solo facendo la vostra quotidiana pipì.

Oggi resteremo sul pezzo del tema “pesticidi nelle acque potabili”. Su ciò ho infatti appena prodotto uno specifico dossier, dal quale si evince come la percezione del rischio da pesticidi sia ampiamente gonfiata. Complici ovviamente la stampa generalista, sempre in caccia di click e di copie vendute, come pure una quota di politica che cavalca ogni onda possibile e immaginabile pur di accattivarsi voti.

Per chi volesse approfondire subito il tema: scarica il dossier acque potabili in formato pdf

 

Una Direttiva che… fa acqua da tutte le parti

La Direttiva 80/778/CEE, del 1980, stabilì diverse soglie per una molteplicità di contaminanti delle acque a potenziale uso potabile. Ai prodotti per la difesa fitosanitaria, indipendentemente dalla loro tipologia e dagli aspetti tossicologici intrinseci, venne attribuita una soglia pari a 0,1 µg/L (microgrammi per litro, ovvero milionesimi di grammo). Questo in caso di presenza di singole molecole. La soglia venne invece fissata pari a 0,5 µg/L in caso di eventuali miscele di sostanze attive contestualmente presenti.

Tali limiti sono tutt’ora vigenti e spesso i loro superamenti causano allarmi a livello di Autorità locali, quali per esempio le Asl, come pure vengono strumentalizzati dai media che li diffondono sovente con toni allarmisti del tutto ingiustificati.

Colpisce infatti che nella medesima Direttiva siano state poste soglie decisamente superiori per elementi come arsenico, cianuri e cromo, cui nel 1980 venne assegnata una soglia di 50 µg/L, ovvero 500 volte quelle imposta alle sostanze attive a uso fitosanitario. Queste soglie per gli agrofarmaci, iniquamente basse e obsolete, rendono quindi sempre più impellente l’adozione di altri e più moderni indicatori, necessariamente Science & risk based, analoghi a quelli utilizzati in diversi Paesi anglosassoni e, per alcune molecole, perfino dall’Oms.

 

I nuovi indici di stampo tossicologico

Le formule messe a punto e poi applicate nel Dossier seguono invece criteri di valutazione del rischio per l’Uomo e sono state applicate alle 430 molecole reperite in bibliografia al dicembre 2019. Di queste 312 al momento autorizzate in Italia.

Le nuove formule prevedono l’inserimento di coefficienti prudenziali alquanto cautelativi nei confronti della sicurezza umana e i risultati appaiono emblematici della distanza abissale che intercorre fra gli attuali limiti normativi e i nuovi Limiti di confidenza tossicologica ottenuti tramite calcolo: una gran parte delle molecole studiate mostra infatti valori di Lct fra le centinaia e le migliaia di volte il limite di 0,1 µg/L.

Il 99,3% delle molecole ha infatti ottenuto valori di Lct che si situano sopra 1 µg/L, cioè da 10 volte l’attuale limite di Legge in su. Il 90,7% delle sostanze attive si colloca su valori superiori di almeno 100 volte. L’84,3% mostra Lct > 200 volte e il 64,1% risulta maggiore di 500 volte.

 

Distribuzione delle 312 molecole attualmente autorizzate in Italia, valutate in base al rapporto fra Lct calcolati e l’attuale limite di Legge. Rispetto ai Limiti attuali, oltre il 99% dei Lct si sono posizionati da dieci volte in su, confermando il profondo scollamento fra valori ottenuti per via normativa e quelli calcolati su base scientifica

 

Analoghi risultati sono stati ottenuti stimando il rischio potenziale di eventuali miscele di più sostanze attive presenti nel medesimo campione di acqua, anche quando gli indici siano stati applicati a complessi mix simulati adottando i picchi massimi di una dozzina di molecole differenti. Cioè una situazione che ha una probabilità di verificarsi praticamente pari a zero.

 

Conclusioni

Così come sarebbero da percepire balzani i limiti di velocità ipotizzati all’incipit di questo articolo, forieri sono di dannose paralisi del Paese intero, altrettanto perniciosi vanno oggi considerati i limiti vigenti per le acque potabili, i quali da anni penalizzano inutilmente il comparto della difesa fitosanitaria delle colture, cioè quelle sostanze che ci permettono di caricare di merci i summenzionati camion e di rifornire i supermercati. Il tutto senza aggiungere alcunché ai livelli di sicurezza per la salute umana.

Anche perché, è bene ricordarlo, nonostante le accuse di ogni tipo mosse all’agrochimica, di morti per i pesticidi nelle acque e negli alimenti nessuno è mai riuscito a dimostrarne (intendo prove, non illazioni…), contrariamente a quelli avvenuti sulle strade, facilmente contabilizzabili.

E se si accettano limiti di velocità che lasciano comunque aperta la porta a incidenti letali, non si vede perché si dovrebbero bocciare limiti di concentrazione che di morti non ne provocherebbero alcuno.

Non so se i nuovi indicatori saranno mai applicati. Troppi interessi in gioco da parte dell’esercito di allarmisti di professione che sul tema pesticidi basa stipendi, carriere e poltrone. Però almeno ora non si potrà più dire che di alternative non ce n’erano.

 

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