Ogm Vs Bio: le sorprese del mais

Attacchi di piralide alle foglie del mais

Attacchi di piralide alle foglie del mais

 

L’opinione dominante attuale vuole gli ogm perniciosi per la salute, per la biodiversità e per l’ambiente in generale. Si reclama quindi l’alternativa Bio. Sicuri sia un affare?

La risposta, come spesso accade su tali argomenti, è no. Per lo meno stando ai numeri. Chiedere la proibizione di mais gm in Europa oppure opporsi alla loro autorizzazione in Italia, può quindi rivelarsi atteggiamento irrazionale e addirittura dannoso. Vediamo i perché analizzando il mais ogm per antonomasia qui in Europa: il MON810.

Il MON810, lanciato da Monsanto quasi vent’anni fa, fu uno dei primi mais resistenti agli attacchi delle larve di lepidottero, quelle che richiedono per lo meno un trattamento all’anno con insetticidi nelle aree ove le popolazioni di questi parassiti siano significative. Per conferire resistenza a tali attacchi venne trasferito al mais un gene prelevato da un batterio presente nel terreno, il Bacillus thuringiensis. Questo gene codifica per una proteina che risulta tossica per le larve di lepidottero, quindi se una pianta coltivata viene arricchita con questo gene acquisisce anch’essa la possibilità di sintetizzare la proteina/tossina trasformandosi a tutti gli effetti in una sorta di maestro di Aikido: non attacca nessuno, ma chi lo attacca fa una brutta fine. Su questo ultimo punto vi sono però posizioni differenti, ritenendo alcuni che il polline dei mais Bt possa invece depositarsi sulla vegetazione spontanea e uccidere le larve di falene e altre farfalle non pericolose per il mais. Lasciamo quindi la parola ai numeri per capire chi ha ragione.

 

Stessa proteina, usi differenti

L’efficacia insetticida delle delta-tossine Bt era conosciuta ben prima che si parlasse di ogm. Esistono infatti da tempo diversi preparati a base di un mix di tossina libera (la cosiddetta “delta-tossina”, appunto), spore di batteri e brodo di coltura, presenti nei vari formulati in proporzioni variabili. Questi vengono perciò utilizzati in agricoltura come insetticidi. Essendo poi basati su un microrganismo, tali insetticidi possono essere utilizzati anche in agricoltura biologica, la quale ne fa ovviamente ampio uso, non potendo in teoria utilizzare insetticidi chimici di sintesi.

Sull’Uomo la tossicità è quasi nulla. Bisogna mangiarne a cucchiaiate per avere un effetto avverso. Ciò perché il nostro apparato digerente è molto diverso da quello di una larva d’insetto. Quest’ultimo presenta l’intestino con pH alcalino, a volte fino a pH 10. Noi abbiamo invece uno stomaco in cui il pH è acido, scendendo sotto il valore di pH 2 durante la digestione. A tali valori il pepsinogeno si trasforma in pepsina, l’enzima che spacchetta le proteine ingerite nei loro componenti principali. La delta-tossina del Bt viene quindi demolita nel nostro stomaco al pari di altre proteine presenti nei cibi di origine vegetale e animale. All’intestino non arriva quindi intera, come avviene negli insetti, risultando perciò innocua. Al contrario, nell’intestino alcalino degli insetti diventa una sorta di groviglio di filo spinato che lede i tessuti e induce nelle larve l’incapacità di nutrirsi. Cosa che le porterà a morire d’inedia nel giro di poche ore o giorni.

A questo punto, esclusi eventuali problemi tossicologici per l’Uomo, sia a carico dell’insetticida, sia a carico degli ogm, proviamo a capire se vi sono differenze in termini ambientali fra i due approcci, ogm e bio, analizzando banalmente le quantità di tossina messe in gioco da ciascuno dei due.

Nei mais Bt, capaci come detto di sintetizzare autonomamente la proteina/tossina, le concentrazioni di questa variano molto in funzione dei tessuti vegetali presi in considerazione. Approssimativamente, mediando diversi studi di campo(1), i contenuti di delta-tossina Cry1Ab presente nel MON810, sarebbero stati misurati intorno agli 8-10 mg/kg di peso fresco nelle foglie, concentrazione che si rivela di fatto efficace nel contenere le larve di piralide, il principale parassita che attacca il mais nei nostri areali. Molto meno nella granella, scendendo le concentrazioni di delta-tossina a valori compresi fra 0,16 e 0,69 mg/kg. Ancor più basse le concentrazioni nel polline, con soli 0,09-0,097 mg/kg. Nel polline vi sono quindi concentrazioni di delta-tossina circa cento volte inferiori a quelle delle foglie, ovvero le parti di pianta attaccate dalla prima generazione di piralide.

Anche stando ai documenti dell’Epa(2), Environmental Protection Agency americana, le concentrazioni di delta-tossina nei pollini sarebbero molto basse. In tre differenti analisi di MON810 (Illinois, Nebraska, Indiana) nel polline sarebbe stata trovata infatti la delta-tossina Cry1Ab in concentrazioni che vanno da zero a un massimo di 0,079 µg/g di peso secco, corrispondenti a 0,079 mg/kg di polline. In linea quindi con i dati riportati dal parere dell’Ispra.

Infine, secondo i dati forniti da LG, un ettaro di mais in fioritura produce circa 250 kg di polline, pari quindi a un massimo di 20-22 milligrammi di delta-tossina Cry1Ab. Più del 90% del polline rimarrebbe peraltro confinato nel campo, mentre si sale praticamente al 98% spingendosi a soli 60 metri dai suoi bordi. Dei venti milligrammi circa di delta-tossina prodotta col polline ne uscirebbero quindi dai campi solo due o tre, pari a 2-3.000 µg (microgrammi = milionesimi di grammo). Di questi, solo 400-500 µg supererebbero la soglia dei 60 metri, diluendosi all’infinito nelle superfici più lontane. Praticamente un nulla.

Ragioniamo ora in termini di depositi di polline/tossina per metro quadro di terreno. Vista l’area interessata dalla deriva del polline, stimabile in diverse migliaia di metri quadri, intorno ai campi di mais si possono depositare al massimo pochi grammi di polline per metro quadro di terreno (4-5 g/m2). E questo solo nei metri quadri a ridosso del campo e ipotizzando che tutto il polline vada in una sola direzione. Cioè il caso limite. Ciò significa che di tossina se ne può riscontrare solo 0,3-0,4 µg/m2, cioè frazioni di milionesimi di grammo per metro quadro di terreno. Una dose del tutto inefficace nel controllo delle larve di lepidotteri. Quindi innocua anche per le specie non bersaglio che si nutrono di piante spontanee.

 

Mais bio: di più o di meno, signò?

Cosa succede invece se coltiviamo mais seguendo protocolli di agricoltura biologica? Non possiamo ovviamente utilizzare ogm, né insetticidi di sintesi. Quindi useremo prodotti a base proprio di Bacillus thuringiensis. Sul mercato ne esistono diversi, tutti riportanti in etichetta la potenza insetticida espressa in UI, ovvero le Unità Internazionali. Un vero ginepraio provare a convertire questa unità di misura in milligrammi. Per fortuna esistono le etichette ministeriali degli insetticidi registrati presso il Ministero della Salute. Fra queste si trovano anche quelle dei prodotti a base Bt, come per esempio quella di Agree, distribuito in Italia da Certis Europe, facente capo alla giapponese Mitsui. Useremo quindi la sua etichetta per fare le debite comparazioni con le quantità di delta-tossina nel polline del MON810.

La potenza insetticida di Agree, dichiarata in etichetta ministeriale, è pari a 25.000 UI/mg di formulato. È tanto o è poco? Risposta impossibile per un non-agronomo. Per fortuna, su 100 grammi di prodotto si evince anche come ve ne siano 50 considerati “sostanza attiva”, suddivisi in tal modo: 3,8 grammi di delta-tossina in forma libera e 46,2 grammi di spore e brodo di coltura. I restanti 50 grammi di prodotto sono invece coformulanti. Sempre scorrendo l’etichetta, si apprende che su mais Agree va applicato a dosi di 1-1,5 kg/ha. Solo di delta-tossina in forma libera ne vengono quindi applicati da 38 a 57 grammi per ettaro. A questi vanno poi aggiunte le spore e il brodo di coltura. In totale, gli agenti attivi distribuiti su un ettaro di mais con un solo trattamento di Agree vanno dai 500 ai 750 grammi. E i fenomeni di deriva, cioè quelli che portano gli aerosol insetticidi anche fuori dai campi, sono presenti pure nei trattamenti fitosanitari, anche a valori superiori al 10% visto per il polline di mais. Di prodotti analoghi ad Agree, peraltro, ve ne sono tanti, anche con potenze fino a 90.000 UI/mg di prodotto. Questi sono applicabili nel mais a dosi di 1-1,2 kg/ha, quindi di poco inferiori a quelle di Agree nonostante la potenza insetticida quasi quadrupla.

Comparando quindi i dati sulla dispersione della delta-tossina tramite polline di mais transgenico o tramite applicazione di un insetticida biologico, si può facilmente intuire che mentre il primo disperde nell’ambiente poche decine di milligrammi di delta-tossina libera, il secondo ne immette alcune decine di grammi. Applicando in campo la dose massima dell’insetticida di cui sopra, solo di tossina libera si immettono infatti nell’ambiente circa tremila volte i quantitativi che vengono liberati con il polline dal MON810 (20 mg contro quasi 60 grammi). Senza parlare delle spore. In tal caso si sale di alcune migliaia di volte.

In altre parole, chi per difendere falene e farfalle strilla contro i mais gm, perorando pure la causa del biologico, altro non fa che chiedere di moltiplicare di tremila volte l’immissione nell’ambiente della medesima tossina che viene stigmatizzata quando presente nel polline transgenico.

Qualsiasi studio vediate, qualsiasi accusa leggiate, ricordatevi quindi questo: anche nella remota ipotesi che quegli studi e quelle accuse fossero credibili, e il più delle volte non lo sono perché svolti in condizioni del tutto irrealistiche, se si passasse dalla coltivazione di mais transgenico a quella di mais biologico non si potrebbe fare altro che moltiplicare come minimo per tremila l’impatto ambientale su lepidotteri e altri organismi non bersaglio. Pensate a quali conseguenze vi sarebbero per esempio in Spagna, ove sono più di 100 mila gli ettari coltivati a MON810. Da una condizione in cui nell’ambiente vengono dispersi annualmente col polline due soli chili di delta-tossina (20 mg x 100 mila ettari), si passerebbe a circa sei tonnellate, alle quali andrebbero aggiunte le decine di tonnellate di spore batteriche contenute nelle oltre cento tonnellate di formulati Bt biologici che servirebbero per contrastare la piralide in sostituzione del transgenico.

A dimostrazione che è proprio vero che le vie dell’inferno sono spesso lastricate di buone intenzioni.

  • Parere Ispra su MON810 del 24 febbraio 2014, in risposta ai pareri favorevoli di Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
  • Epa: Cry1Ab and Cry1F Bt Plant-Incorporated Protectants September 2010 Biopesticides Registration Action Document

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