Prodotti fitosanitari: a ognuno il suo mestiere

Ogni competenza sarebbe meglio restasse distinta dalle altre, nel rispetto reciproco

Il Mondo sarebbe un posto migliore se ognuno si occupasse di faccende sulle quali ha per lo meno un’infarinatura di competenze. Purtroppo, la società attuale ha invece istituzionalizzato l’incompetenza quale requisito per esprimersi. A conferma, le posizioni dell’Isde, alias “medici per l’ambiente”, sui trattamenti fitosanitari

Meglio prevenire che curare. Oppure, meglio chiudere la stalla prima che i buoi siano scappati. Due perle di saggezza popolare che probabilmente trovano d’accordo il 99% degli Italiani. L’1% di persone un po’ strane è infatti sempre meglio prevederlo, giusto per prudenza.

A conferma, navigando sui social network capita di apprendere una notizia che fa quasi male per la sua assurdità: un agricoltore contesta il dentista che vorrebbe sottoporre la moglie a profilassi antibiotica prima di operarla in bocca. La povera donna ha infatti un dente praticamente in decomposizione e un ascesso purulento che mette paura solo a guardarlo.

E così il dentista le prescrive in primis un antibiotico, giusto per scongiurare infezioni al momento in cui quella vescica infetta verrà incisa e rimossa, insieme a ciò che resta del dente.

Peccato che il marito, agricoltore, non sia d’accordo: telefona al dottore e gli contesta la terapia, blaterando di resistenze e usando argomenti sui quali è meglio calare un velo pietoso. Il dentista, dopo un vano tentativo di spiegargli i motivi sanitari di quella profilassi, si arrende: lo invita ad andare a ritirare la documentazione della moglie e a rivolgersi a un altro collega.

Ciò che più ferisce, al di là della figuraccia da bifolco rimediata dall’agricoltore in questione (quando sono i “tuoi” a dire stupidaggini fa ancora più male), è che spesso sul concetto di prevenzione ad essere bersaglio di contestazioni bislacche sono proprio agricoltori e agronomi, magari a ruoli invertiti, con qualche medico umano che contesta loro l’approccio preventivo nei confronti delle patologie vegetali.

Un fulgido esempio di ciò rimbalza svelto alla memoria, essendo stato fornito qualche anno fa da Robeto Romizi, Presidente dell’Isde, associazione (sedicente) di medici per l’ambiente. Nella sua querelle con Agrofarma-Federchimica, Romizi inanellò infatti una serie imbarazzante di sciocchezze in tema di trattamenti fitosanitari, dimostrando di capire di fitoiatria un po’ meno di quanto capisca di antibiotici e di ascessi  l’agricoltore di cui all’incipit dell’articolo.

L’approccio preventivo alle patologie vegetali, infatti, ben lungi dall’essere visto come il metodo più evoluto oggi disponibile, viene erroneamente considerato alla stregua dei trattamenti fissi a calendario tipici degli Anni 70.

In fondo, se si vede trattare un vigneto quando ancora la malattia non è palese, agli occhi del profano quell’applicazione pare del tutto inutile, una figlia della logica del profitto, delle multinazionali, del Dio denaro e chi più ne ha più ne metta (di sciocchezze, ovviamente).

Nulla di più sbagliato, in realtà, visto che l’affinamento dei servizi meteo consente ormai di predire le piogge infettanti con una precisione inarrivabile solo una ventina di anni fa.

Se a ciò si abbina l’ingresso sul mercato di sostanze attive resistenti al dilavamento e dalla forte azione preventiva, il gioco è fatto: il castello è difeso e il nemico resta fuori. Non a caso, chi adotta il criterio preventivo alla fine dell’anno effettua meno trattamenti di chi rincorra le malattie dopo essersele fatte scappare.

Questo agli occhi del tecnico, ovviamente. A quelli del profano, invece, pare sia meglio aspettare che il nemico entri nel castello per poi combatterlo porta a porta in una lotta stolta e sanguinosa.

Ciò suona ovviamente assurdo tanto quanto la contestazione mossa dall’agricoltore al dentista, ma talvolta, come detto, i ruoli si invertono. A dare infatti dei trattamenti preventivi una descrizione fuorviante sono spesso proprio i summenzionati dottori con velleità agricolo-ambientali.

Al di là delle numerose riunioni alle quali essi partecipano in veste di “esperti”, anche ascoltando i vertici italiani dell’associazione pare infatti che la fitoiatria sia da loro percepita in modo abbastanza surreale. Nella sua accalorata risposta ad Agrofarma-Federchimica, Roberto Romizi ebbe a dire che l’uso attuale di pesticidi sarebbe assimilabile a una somministrazione di antibiotici all’intera collettività, “supponendo che tale intervento di massa serva a debellare la progressione di una malattia infettiva”.

Ed ecco l’inversione dei ruoli: dall’arroganza dell’agricoltore che contesta il medico su una profilassi antibiotica, si è passati in un batter d’occhio all’arroganza del medico che contesta l’uso preventivo degli agrofarmaci contro le patologie.

Invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: l’incompetente attacca, l’esperto deve difendersi. Cioè un Mondo alla rovescia. Purtroppo, mentre il dentista di cui sopra si è potuto liberare facilmente del contestatore molesto, invitandolo a rivolgersi ad altro collega, gli agricoltori non possono fare altrettanto, invitando i contestatori dell’Isde a rivolgersi ad altro fornitore di cibo.

Anzi, pare che alla fine debbano essere gli ormai odiati agricoltori a cambiare lavoro, in una società sempre più nelle mani di chi meno sa, ma che più vorrebbe insegnare. Ovviamente a pancia piena, ci mancherebbe.

 

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