Le fake news sul legame “pesticidi” e Covid-19

Agricoltura intensiva e coronavirus? Le fake news dell’anno corrono veloci. Poi sbattono contro i numeri

L’epidemia di coronavirus ha dato l’assist a ogni tipo di complottista per ricaricare le armi contro l’oggetto del proprio odio, inclusa l’agricoltura intensiva. Quindi ha funto da trampolino anche per ogni ciarlatano, accademico o giornalistico, che nell’anti-intensivo trovi da tempo notorietà o guadagno. Di seguito, una disamina su cosa avvenuto negli Stati Uniti, ove si è verificato il maggior numero di casi di covid-19, come pure un Paese ad altissimo grado di impiego di pesticidi. E… sorpresa!

  1. Hai moltissima fretta? Leggi solo il post e fidati.
  2. Hai solo un po’ di fretta? Vai subito al dossier “coronavirus/pesticidi”. Tante figure, poco testo
  3. Non hai fretta? Leggi il post e poi vai al dossier.

Zootecnia sotto attacco, ma non solo. E di questo se n’è già parlato tramite articolo dedicato. Ora però anche l’agricoltura nel suo insieme è stata aggredita dalle ormai note “Legioni di ciarlatani” che nell’anti-intensivo hanno da tempo trovato il proprio business. E non si parla di complottisti qualunque, avulsi da qualsivoglia ruolo pubblico. No, si sta parlando di “scienziati” di università prestigiose e di giornalisti di testate di primo livello, soprattutto televisive.

L’equazione “Agricoltura intensiva/Covid-19” è stata infatti rilanciata da più parti tramite correlazioni che vanno dallo spurio (senza la debita prova di concausalità) all’inventato di sana pianta. Parti cui volutamente non si rimanderà, proprio per non fornire ulteriore pubblicità ai ciarlatani che nella diffamazione allarmista dell’agricoltura hanno l’unica arma a propria disposizione.

È stata quindi realizzata un’indagine di approfondimento su tale equazione, concentrandosi sui simboli per eccellenza di quell’esercito chemofobico che sta erodendo le basi della protezione delle colture, ovvero gli odiati “pesticidi“.

Questi sono infatti il primo totem contro cui scagliarsi ogni qualvolta si desideri guadagnare fama a scapito di chi produce cibo per tutti. Ovviamente alterando i fatti se non addirittura ribaltandoli.

Nell’apposito dossier, predisposto all’uopo, sono riportati i dati ufficiali dei contagi e dei decessi in America, Stato per Stato, per come li ha fotografati l’Organizzazione mondiale della Sanità il 22 aprile 2020. Questi sono stati poi comparati con i dati relativi agli impieghi, sempre Stato per Stato, di “pesticidi“, enucleando soprattutto quelli relativi a glifosate.

Questo erbicida è infatti divenuto il bersaglio preferito da molti dei suddetti ciarlatani, accademici o mediatici poco importa. Bersaglio contro cui puntare il dito con le motivazioni fra le più disparate, incluse le più spregiudicate. Ultima, almeno per ora, l’accusa appunto di influire sulla diffusione del coronavirus.

Vediamo invece come stanno le cose per come i numeri le raccontano.

 

Il dossier Coronavirus/pesticidi

  • Recentemente sono state avanzate ipotesi circa la correlazione fra agricoltura intensiva e diffusione dell’epidemia di Cov-Sars-2, altrimenti noto come Covid-19 o più generalmente come Coronavirus.
  • Per verificare l’eventuale veridicità di tali illazioni si è operato negli Stati Uniti, Paese con attualmente il maggior numero di contagiati e di decessi dovuti al virus, come pure caratterizzati da un’agricoltura fortemente intensiva.
  • Sono state raccolte le informazioni da banche dati ufficiali (U.S. Geological Survey), sia per quanto concerne l’impiego di agrofarmaci in genere sia di glifosate in particolare, essendo al momento il principale accusato in tal senso.
  • Sono stati fotografati al 22 aprile i diversi Stati americani in funzione del numero di positivi e di decessi, tramite i dati condivisi dall’Organizzazione mondiale della Sanità.
  • Sono stati infine posti in comparazione i dati ottenuti, producendo una molteplicità di grafici esplicativi.

Conclusioni:

Le correlazioni fra Covid-19 e il trinomio agricoltura intensiva/pesticidi/glifosate sono da considerarsi pure illazioni pseudo-scientifiche prive di alcun fondamento, afferenti al pericoloso contenitore del complottismo chemofobico.

Ai ciarlatani di tutto ciò poco importa, né si pensa che cambino idea leggendo questi dati. Del resto, a un disonesto l’idea non la puoi far cambiare, proprio perché non ha alcun interesse ad agire diversamente.

Se quindi ci si chiede per quale ragione io produca certe ricerche, l’unica risposta è: “Perché mi diverte farlo“.

E magari qualcuno potrebbe anche capire quanti danni facciano i ciarlatani all’agricoltura e quanto sia meglio dare loro zero credito quando parlano.

 

Per approfondimenti, scarica il dossier in formato pdf

Download the dossier english version

 

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