La Senatrice a vita Elena Cattaneo
Una mozione pro-scienza di Elena Cattaneo, in Senato, ha scatenato reazioni alquanto scomposte fra i detrattori dell’erbicida glifosate e della chimica agraria in genere. Ovvero di quelli che ormai gongolavano all’idea di godere in esclusiva di media e iniziative politiche
S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo. Così il Manzoni diede voce al coro sulla battaglia di Maclodio, nella quale i Veneziani sconfissero i Visconti nel 1427.
Molto meno sanguinosa, seppur alle soglie dell’isteria, la battaglia mediatica scatenata da alcune associazioni e media contro Elena Cattaneo, Senatrice a vita rea, secondo i suoi detrattori, di essere schierata con la chimica cattiva e contro la natura. Per lo meno, quell’oleografica idea di natura narrata furbescamente da biologico e Green Deal.
Da destra il primo squillo viene da Libero, il quale titola “La senatrice a vita che tifa inquinamento“, articolo di Alessandro Giorgiutti che tutto sommato rispecchia solo in parte (per fortuna) il titolo di cui sopra.
A sinistra (più o meno), risponde l’Huffington Post con un rotondo “Altro che Green deal, ci vogliono riportare all’agricoltura chimica intensiva“, articolo a firma Rossella Muroni che nel blog del quotidiano si qualifica come Ecologista e deputata della Commissione Ambiente. Già presidente nazionale di Legambiente.
Peccato, perché sul medesimo giornale avevano da poco trovato spazio argomentazioni robuste su bio e Green Deal, propugnate da due esperti come Gilberto Corbellini, professore ordinario di storia della medicina e docente di bioetica presso la Sapienza Università di Roma, e Alberto Mingardi, giornalista e scrittore. E a questo articolo il link lo metto eccome.
Chissà se si troverà mai un giornale che faccia precise scelte editoriali in tal senso? Speranza forse vana.
Se poi volete ulteriori delucidazioni su che razza di trappola sarebbe il Green Deal per l’agricoltura europea e italiana, leggete anche:
Scienza e razionalità, di Deborah Piovan
nonché un mio personale commento su quanto il covid-19 abbia insegnato nulla a un’Europa sempre più nelle mani dei cazzari.
Tutti addosso a Elena Cattaneo
All’origine di tale attacco bipartisan sarebbe soprattutto l’Isde, sedicenti medici per l’ambiente che in tre-secondi-tre dopo la fine della seduta del Senato avevano già spedito cinque differenti comunicati in cui sciabolavano la Senatrice a vita snocciolando l’ormai nota serie di argomentazioni più volte commentate e smontate e che è stata mia cura riassumere in numerosi articoli dedicati. Articoli che a quanto pare sono rimasti lettera morta per i più, forse perché nell’era delle post-verità non c’è peggior sordo di chi non abbia alcun interesse a sentire…
Ma perché tanta acrimonia e tempestività contro Elena Cattaneo? Ha forse chiesto che glifosate fosse aggiunto agli omogeneizzati per l’infanzia? O magari ha perorato il suo sversamento in mare davanti alle Grotte del Bue Marino? Forse, che la Senatrice abbia chiesto irrorazioni aeree sul Parco Nazionale del Gran Paradiso con la Cavalcata delle Valchirie quale colonna sonora? Niente di tutto ciò, ovviamente.
La rabbia mostrata contro Elena Cattaneo e contro la sua mozione pare più quella di chi attacca in preda a una fifa blu, perché tramite la propria iniziativa la Senatrice a vita, scienziata innamoratasi dell’agricoltura, ha ottenuto che il Governo accettasse di prendere in considerazione “una valutazione complessiva delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili rispetto all’erbicida“. Poi vedremo se il Governo lo farà, ovviamente. Ma se sì, tale valutazione servirebbe a valutare bene tutto lo scibile scientifico esistente sulla molecola, incluse evidenze di recente pubblicazione, prima di prendere decisioni sul suo destino, nazionale ed europeo, visto che nel 2022 l’autorizzazione di glifosate verrà nuovamente discussa a Bruxelles.
Quindi tale mozione, passata per un solo voto, avrebbe dovuto godere di ampia maggioranza, visto che tutto sommato chiamava a valutazioni scientifiche su un argomento scientifico prima ancora che politico. Quindi la domanda pregnante è: “Chi può avere paura di una valutazione scientifica?“. Forse chi da anni racconta balle, accampa pericoli, rischi e danni inesistenti, e magari strumentalizza (o addirittura produce) test scientifici del tutto fuorvianti quando non addirittura disonesti già nelle intenzioni? Ci sta. Perché una persona onesta e alla ricerca della verità, nella mozione di Elena Cattaneo avrebbe visto una splendida opportunità per fare chiarezza una volta per tutte su un argomento oltremodo dibattuto come appunto glifosate.
Al contrario, coloro che su glifosate (e pesticidi) hanno campato per anni di retorica e fake news, oggi temono che scoperchiando il loro pentolone con le pinze della scienza le menzogne e le falsificazioni prodotte diverrebbero lampanti anche a chi, magari, ha dato inopinatamente loro retta fino ad adesso.
Come faccio ad affermare ciò? Perché tali falsificazioni le studio da anni e da anni ne parlo, dimostrando con i numeri e con la ragione quanto la vicenda glifosate sia forse la più spregiudicata azione di killeraggio mediatico, lobbistico, politico e legale della storia della chimica. I cattivi esistono, infatti, ma se smetteste di guardare ottusamente il dito che vi indica la eco-luna e guardaste cosa fa l’altra mano, forse capireste quanto i supposti “buoni” vi abbiano preso in giro sul tema glifosate. Un erbicida senza il quale sarebbero guai per tutti, anche per voi.
Ma attacchi de che?
Diamo qualche risposta agli attacchi alla Senatrice e a glifosate:
In primis, tornare alla “chimica intensiva”? (la creazione di neologismi bizzarri è cosa che mi affascina di tali soggetti…).
No di certo, visto che dal 1990 a oggi i formulati commerciali in Italia sono calati in tonnellate del 38,5% e le sostanze attive del 43,7%, vedendo revocare il 70% delle sostanze attive utilizzate fino ai primi Anni 90. I soli insetticidi sono calati in vent’anni del 57%, eppure vengono accusati di provocare danni a laqualunque. Per approfondimenti:
Agrofarmaci: un’emergenza che non c’è…
L’incertezza dell’agricoltore: sempre meno sostanze attive
Agrofarmaci e i dieci piccoli indiani
Ma poi, glifosate è davvero il veleno che dicono?
Ma non scherziamo… e magari diamo retta a chi ha le competenze scientifiche più solide per informarci sulla realtà dei numeri, cioè un Signor tossicologo come Angelo Moretto.
Gli allarmi e gli allarmismi sul glifosato
E i pesticidi? È vero che ammazzano 200mila persone all’anno nel Mondo? Sì, basta taroccare dati locali e presentarli come globali, alle Nazioni Unite…
Agrofarmaci e intossicazioni: un problema da risolvere
Glifosate e cancri.
Iarc e glifosate cancerogeno. Ovvero, come arrampicarsi sugli specchi per emettere giudizi insensati, mentre tutte le Autorità mondiali dicono che no, glifosate NON è cancerogeno, incluso l’OMS di cui lo stesso IARC fa parte (ma fa finta di non saperlo):
Iarc contro il resto del Mondo
Epa conferma su glifosate: non è probabile cancerogeno
La fonte originale di Epa
Efsa su residui glifosate: sicuri per uomo e animali
Glifosate: ancora una volta Efsa comferma che è sicuro. Basterà?
Anche l’OMS e la Società Italiana di Tossicologia si sarebbero stancate dell’operato del gruppo di Lione delle monografie…
Lettera Sitox su Iarc e glifosate
L’indagine più completa che discolpa glifosate
Perché la metanalisi di Zhang, che proverebbe a smentirla, è nulla da tutti i punti di vista:
E poi, quando pure la statistica ci mette lo zampino:
Iarc, glifosate e statistiche che non tornano
E magari alleghiamo anche questo di link, giusto per capire che di fronte a un elefante, stracciarsi le vesti per il peso di una mosca non appare affatto sensato…
Cancri e fattori di rischio: una percezione ribaltata
Glifosate e Linfomi non Hodgkin
I livelli di esposizione umana sopra riportati sono infatti da considerarsi del tutto irrilevanti in termini tossicologici, anche in ottica di lungo periodo. A conferma, gli studi del National cancer institute americano, il quale riporta statistiche epidemiologiche per il Linfoma non Hodgkin del tutto stabili in America dai primi anni ’90, nonostante gli impieghi di glifosate siano aumentati come detto di 15 volte nel medesimo lasso temporale.
Con buona pace degli avvocati predatori e degli allarmisti che su tali disgrazie personali hanno biecamente costruito la propria narrativa criminalizzante.
Sebbene glifosate sia cresciuto di 15 volte in due decenni, i linfomi non Hodgkin in America sono rimasti cosatnti, pure con un leggerissimo calo
Della serie “Non cielo dikono!”: È un veleno terribile e altamente cancerogeno e si aggira nelle nostre case, sulle nostre tavole e uccide ogni anno decine di migliaia di Italiani. È la seconda causa di cancri al Mondo ma nonostante ciò nessuno impedisce a chi lo vende di inquinare i nostri corpi. Sapete cos’é?
Fanta-etichette con sorpresa
Altre sorprese che possono nascere da dei test di laboratorio:
Glifosate e Ampa anticancerogeni? Come una ricerca, anch’essa farlocca, possa addirittura dimostrare che l’erbicida rallenti il cancro anziché promuoverlo.
IARC e le mille ombre che su di essa gravano:
Comprendere come lavora la Iarc aiuta a capire perché le sue monografie non sono di per sé prova di rischi per la popolazione. Come pure aiuterebbe capire quanto opaco e arrogante sia stato il suo atteggiamento nei confronti di chi chiedeva spiegazioni. Perché non è che sono quelli come me a voler screditare la Iarc: quel gruppo di Lione (non tutta la Iarc) si è abbondantemente screditato da solo.
Non c’è indipendenza senza trasparenza
Altri approfondimenti sullo stesso tema qui:
Glifosate, Iarc e misteriose “manine” notturne
E qui. Le prove ci sono, come le mail di ricercatori rimaste inascoltate e altre zone grigie cui Iarc si è sempre rifiutata di dare spiegazioni…
AgrarianScience e il dossier glifosate
Iarc ha infatti “misteriosamente” apportato diverse modifiche rimaste inspiegate nella versione finale della monografia su glifosate, quella che lo ha condannato a essere considerato cancerogeno. Il comitato scientifico del Congresso americano ha chiesto quindi spiegazioni, purtroppo senza esito. L’omertà e la mancanza di trasparenza hanno purtroppo regnato sovrane nella Iarc. E noi paghiamo per mantenere questi personaggi…
Per chi poi capisce l’inglese, al prossimo link vi è un esteso resoconto dei perché il gruppo di Lione che redige monografie sia ormai diventato un covo di personaggi dal dubbio al… peggio.
IARC-Gate: “The corruption of Iarc”
Monsanto Papers. E su tutti gli altri papers? Fate pippa?
Di seguito un capitolo che merita di essere trattato a parte, ma che risulta sempre riconducibile alle condotte tutt’altro che specchiate del gruppo di Lione della Iarc. Tutti i giornali si sono spolmonati a parlare di Monsanto Papers, ma nessuno ha mai parlato degli impresentabili infiltrati nel gruppo Iarc stesso i quali, sorpresa, erano di fatto al soldo degli studi legali che stavano pianificando le class action contro Monsanto.
Troppi “papers” per una monografia
Altra sorpresa: Gli studi a favore di glifosate c’erano, ed erano i più robusti in bibliografia, ma qualcuno nel gruppo di lavoro non ha voluto venissero valutati e le conseguenze si sono viste. Per esempio, l’inspiegabile omissione di Aaron Blair, Chairman del gruppo Iarc che ha valutato l’erbicida.
I No-Pesticidi: un pericolo per tutti
Circa poi l’ISDE, vi chiedete perché non potrà mai scorrere buon sangue con chi si occupa di difesa delle colture?
Parole in libertà
Tutto tranne che silenziosi
A ognuno il suo mestiere
E anche sugli studi dell’Istituto Ramazzini di Bologna vi è molto da dire.
Una delle bandiere sotto la quale si raccolgono i detrattori di glifosate è uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna, il quale ha condotto prove su topi a partire dal sesto giorno di gestazione fino ad alcuni mesi di vita. Le tesi comprendevano glifosate, Roundup (a rifacce…) e non trattato, adottando come riferimento la dose di 1,75 mg/kg/giorno, dato ricavato dalle soglie ritenute sicure in America per la molecola.
A prescindere dal numero esiguo di topi (otto sole femmine per tesi), la dose stessa non si capisce perché non sia stata scelta in base al valore di Adi più comunemente accettato a livello mondiale, non solo dalle Autorità di regolamentazione, bensì anche dall’OMS, ovvero 0,5 mg/kg/die. Una dose tre volte e mezza inferiore a quella scelta a Bologna.
Riservandoci di analizzare in modo più fine i risultati stessi del test, non si può però non osservare come sia infinitamente inferiore l’esposizione umana a glifosate (e non a Roundup, che di fatto non c’è) rispetto alla dose “bolognese”. Come su esposto in tema di urine, si possono stimare assunzioni di glifosate <10 mg/anno. La quasi totalità della popolazione è ben difficile arrivi a 5 mg/anno. Ma anche prendendo come riferimento i 10 mg/anno e un organismo di 60 chilogrammi, si ottiene una dose per chilo e per giorno pari a 0,000457 mg/kg/die, ovvero 8.300 volte circa inferiore a quanto usato in laboratorio.
La stragrande maggioranza della popolazione è esposta quindi a dosi decine di migliaia di volte inferiori a quella impiegata nei test. Anche fosse attendibile quanto emerso nei laboratori, si deve pertanto concludere che tali osservazioni perdono qualunque significato una volta uscite dai laboratori stessi.
Glifosate nelle acque
Moriremo tutti? Macché… Cosa pensereste se scopriste che le concentrazioni di glifosate nelle acque sono infinitesime e che se si va oltre la mera percentuale di rinvenimento si scopre che non vi è rischio per alcuno?
Agrofarmaci e acque potabili: cosa dice la tossicologia
La biennale dell’allarmismo
Cosa fanno all’estero (eh sì, c’è tutto un Mondo intorno alle mozioni farlocche anti-gifosate che infestano il Senato italiano…)
Glifosate nella pasta e nelle urine
Vi trovano glifosate nella pasta che mangiate e nelle vostre urine: reazione uno, vi disperate e pensate vi manchi ormai un paio di giorni al trapasso. Leggete gli articoli di chi ne sa davvero di tossicologia e di glifosate e capite che quelle tracce sono irrisorie e che comunque sono solo una delle tante che vi passano in corpo, queste sì molto più pericolose. E diverse ve le siete pure assunte volontariamente…
Circondati da molecole. Sì, ma quali?
Glifosate e celiachia: la bufala infinita
Pasta al glifosate, fra allarmismi e realtà
Lo spaghetto della discordia
Glifosate e i cavalli di battaglia dei ciarlatani
E basta con i tribunali usati al posto della scienza!
Bayer cede su glifosate: 10,5 miliardi di patteggiamento
Arrestato l’avvocato della prima causa contro glifosate
La scienza a processo
Un florilegio di ricerche farlocche, spacciate per “notizie choc”
Glifosate rane e girini: si salvi chi può
Impepata di cozze al glifosate?
Glifosate e fegato: deviazioni sì, ma poco standard
Calunniate, calunniate: qualcosa resterà
Glifosate e terribili malattie: meglio chiarire
Allarmismo a tutta birra
Fole leggere come il cotone
Iene argentine
Batti e ribatti in area glifosate
E giusto per comprendere i motivi per cui lo utilizziamo…
Glifosate… e se non si potesse più utilizzare?
L’erba in città è sempre più verde. E non è un bene
Cimiteri, erbacce e cittadini irritati
Concludendo…
E ora, dopo una simile carrellata di informazioni, vi potrebbe essere utile una breve sintesi dei punti salienti della vicenda. Consideratelo un breve ripasso dei punti trattati sopra:
1) Non è l’Oms ad aver classificato “cancerogeno” glifosate, bensì è la Iarc, agenzia che è una costola dell’Oms in cui opera a sua volta una “sottocostola” che produce le monografie. Tale gruppo di lavoro ha definito “probabile cancerogeno” glifosate e NON “cancerogeno” tout court come si continua a ripetere.
2) Al contrario di quanto si afferma (falsamente) da più parti, l’Oms in quanto tale, unitamente agli esperti della Fao, tramite i gruppi congiunti di lavoro Jmpr, ha contraddetto più volte la Iarc, stabilendo che glifosate NON è da considerarsi “Probabile cancerogeno”.
3) Si viene posti in gruppo 2A della Iarc, probabili cancerogeni, se esistono delle deboli evidenze che possano far ritenere una sostanza idonea a generare tumori nell’uomo, senza però porsi la questione se ciò mai avverrà nella realtà. Se le evidenze sono certe si finisce in gruppo 1, come accaduto al fumo, ai raggi UV, alle radiazioni ionizzanti, all’amianto, alle carni lavorate e all’alcol (sì, il Chianti e il Brunello per la Iarc contengono una sostanza sicuramente cancerogena…). Se una molecola viene inserita in gruppo 2A non significa cioè che farà venire tumori, ma che in alcune situazioni “potrebbe” farlo, senza che vengano approfondite tali situazioni, cosa che invece fanno regolarmente le Autorità di regolamentazione mondiali, quelle che valutano i rischi reali, non le ipotesi, incluse quelle più fantasiose. Gli studi valutati da Iarc erano debolissimi dal punto di vista statistico e metodologico. Spesso sviluppati su poche decine di persone, in un caso solo sette (!), quando i linfomi non Hodgkin colpiscono una persona su 5.000. Servono cioè decine di migliaia di soggetti per elaborare una valutazione epidemiologica che stia in piedi.
Nessuna persona seria avrebbe utilizzato quegli studi per arrivare alla conclusione cui si è invece arrivati.
4) Iarc ha effettuato una selezione alquanto discutibile delle ricerche da usare come riferimenti. Le succitate autorità di regolamentazione, che operano nelle diverse aree del mondo, hanno utilizzato molto più materiale scientifico della Iarc e hanno concluso all’unanimità che glifosate non è un probabile cancerogeno per l’uomo.
5) Scandaloso appare che nel ruolo di Presidente del gruppo Iarc che ha posto sotto indagine glifosate sia stato messo Christopher Portier, noto esponente ambientalista anti-pesticidi, il quale aveva per giunta un contratto di consulenza con lo studio legale che stava preparando la class action contro Monsanto, basata proprio sull’esito del lavoro del gruppo Iarc. Un conflitto di interessi mostruoso.
6) Scandaloso parimenti che Aaron Blair, chairman “scientifico” del gruppo di lavoro che ha valutato glifosate, abbia tenuto insabbiato nei propri cassetti lo studio epidemiologico più robusto mai fatto su glifosate. Uno studio sviluppato da alcuni suoi colleghi del National Cancer Institute americano dal quale emergeva come glifosate non abbia alcuna influenza sulle statistiche tumorali degli operatori agricoli, i più esposti alla molecola.
7) Terzo scandalo: all’ultimo momento qualcuno nel gruppo Iarc ha cambiato in corsa dieci diversi giudizi espressi dagli esperti, volgendo al negativo delle conclusioni precedentemente espresse dal neutro al positivo. Fatto che ha reso necessario chiedere chiarimenti da parte del Comitato scientifico del Congresso americano, alle cui richieste di spiegazioni Iarc si è sempre rifiutata arrogantemente di rispondere.
8) No: Bayer non ha accettato di pagare 10,5 miliardi di dollari perché colpevole o perché glifosate sia cancerogeno. Ha solo ceduto allo sciame di 125mila cause scatenatele contro da studi legali spregiudicati che hanno fatto reclutamento pubblicitario di malati di cancro per aizzarli contro la multinazionale in tale copia da renderle impossibile qualunque difesa legale. Se un orso viene attaccato da 125mila api, scappa, anche nel caso avesse tutte le ragioni di restare. Esattamente quello che ha fatto Bayer in tema glifosate. Ciò perché non sempre è David, povero e piccolo, ad avere ragione e non sempre è Golia, ricco e grosso, ad avere torto. Infatti ora, per dire, uno di quegli “eroici” avvocati per cui tanto tifo è stato fatto dai cialtroni pseudo-ecologisti è pure finito in galera. La ragione? Tentata estorsione ai danni di una multinazionale della chimica in un caso molto simile a quello glifosate… Mai troppo presto ciò è avvenuto. Mai abbastanza corsari finiscono in manette, anziché fare arringhe disoneste in tribunale.
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