Glifosate: no, non provoca né cancro né autismo

Usi di glifosate in America e incidenza di autismo e tumori: no correlation…

Oggi, 16 novembre 2023, si dovrebbe decidere il destino europeo di glifosate, erbicida promosso da ogni autorità mondiale di regolamentazione ma osteggiato dalle lobby eco-bio. Di seguito, le analisi comparative fra usi di glifosate in America e le incidenze statistiche di 20 tipi di tumore, come pure dei disturbi dello spettro autistico: nessuna correlazione risulta agli atti. Fatevene una ragione

Accusato di ogni malefatta possibile e immaginabile, glifosate è da anni sotto attacco senza però mai riuscire a dimostrare de facto che quanto affermato corrisponda al vero. Si sono infatti moltiplicate le accuse all’erbicida di provocare malanni laqualunque, oppure danni ambientali catastrofici, senza però sfuggire a possibili critiche per i metodi seguiti nella produzione di tali pseudo-ricerche colpevoliste.

In sostanza, i risultati degli studi proibizionisti non sono mai risultati coerenti con i reali scenari sanitari e ambientali, o per le modalità e i livelli di esposizione, o per le metodiche utilizzate, o ancora per l’estrapolazione di dati che sanno più di numeri al lotto che di prove scientifiche. In sostanza, si affermano danni e rischi che di fatto non si realizzano nel mondo reale.

Una raccolta di link utili in tal senso è scaricabile in pdf.

A conferma, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha confermato per l’ennesima volta che nulla vieta a glifosate di essere rinnovato nel Vecchio Continente. E ciò dopo l’analisi di migliaia di pagine di studi scientifici svolti in good laboratory practise (cosa che quasi mai avviene nelle ricerche “sedicenti indipendenti”). In sostanza, dal punto di vista scientifico glifosate non propone rischi inaccettabili né per la salute, né per l’ambiente.

Anche su tale parere finale di Efsa è stato realizzato un apposito documento scaricabile.

Le truppe cammellate anti-glifosate non si arrendono

Nonostante il ponderoso tomo di Efsa, coerente con decine di altri ponderosi tomi di Epa, Echa, Fao, Oms e di ogni altra Autorità sanitaria e ambientale globale, il fronte proibizionista continua a produrre accuse dal sapore catastrofista. Ciò al fine di influenzare mediaticamente le decisioni, ormai solo politiche, dell’Europa sull’erbicida.

Fra le accuse più ataviche vi è quella di provocare il cancro. Si è quindi andati a realizzare un confronto fra usi di glifosate negli Stati Uniti e incidenza di una ventina di tumori diversi, Stato per Stato: nessuna correlazione appare fra i livelli d’uso dell’erbicida e l’incidenza dei tumori presi in considerazione.

Anche in questo caso si è realizzato un apposito report ricco di numeri e grafici, scaricabile anch’esso in pdf.

Non paghe di ciò, le lobby eco-bio, armate da uno stuolo di pseudo scienziati di ben pochi scrupoli, hanno tirato fuori persino l’accusa a glifosate di provocare autismo. Ovviamente, così come appare da ogni documento sopra riportato, nemmeno su questo fronte appare una correlazione fra l’erbicida e i disturbi dello spettro autistico. E quindi avete un altro documento in pdf da scaricare e leggere.

Bene peraltro ricordare come una correlazione fra due variabili non è affatto detto implichi un nesso causale. Cioè, anche se due variabili salgono o scendono di pari passo ciò non dimostra che una influenzi l’altra. Si chiamano infatti “correlazioni spurie“, prove cioè di un nesso causale accertato.

Se però non risulta possibile realizzare nemmeno una correlazione spuria, diventa molto arduo tentare di collegare fra loro due variabili. Ed è infatti ciò che avviene sia per il cancro, sia per l’autismo. Per lo meno negli Stati Uniti, Paese dove glifosate è nato e dove viene ampiamente utilizzato da oltre 50 anni.

Poi, va da sé che vi ho dato una tale mole di informazioni da leggere che forse l’uno per mille di voi si prenderà la briga di approfondire. Ed è per questo che i ciarlatani hanno vita facile e spesso vincono: a loro basta strillare a casaccio una qualsiasi accusa e il gioco è fatto. Uno ricca pletora di giornali privi di scrupoli gliele rilanceranno per avere il loro fottuto scoop e per voi sarà solo paura.

Immotivata, ovviamente. Ma se non trovate il tempo di leggere le cose come stanno davvero, la colpa è vostra e solo vostra…

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La paura (della scienza) fa 90

La Senatrice a vita Elena Cattaneo

Una mozione pro-scienza di Elena Cattaneo, in Senato, ha scatenato reazioni alquanto scomposte fra i detrattori dell’erbicida glifosate e della chimica agraria in genere. Ovvero di quelli che ormai gongolavano all’idea di godere in esclusiva di media e iniziative politiche

S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo. Così il Manzoni diede voce al coro sulla battaglia di Maclodio, nella quale i Veneziani sconfissero i Visconti nel 1427.

Molto meno sanguinosa, seppur alle soglie dell’isteria, la battaglia mediatica scatenata da alcune associazioni e media contro Elena Cattaneo, Senatrice a vita rea, secondo i suoi detrattori, di essere schierata con la chimica cattiva e contro la natura. Per lo meno, quell’oleografica idea di natura narrata furbescamente da biologico e Green Deal.

Da destra il primo squillo viene da Libero, il quale titola “La senatrice a vita che tifa inquinamento“, articolo di Alessandro Giorgiutti che tutto sommato rispecchia solo in parte (per fortuna) il titolo di cui sopra.

A sinistra (più o meno), risponde l’Huffington Post con un rotondo “Altro che Green deal, ci vogliono riportare all’agricoltura chimica intensiva“, articolo a firma Rossella Muroni che nel blog del quotidiano si qualifica come Ecologista e deputata della Commissione Ambiente. Già presidente nazionale di Legambiente.

Peccato, perché sul medesimo giornale avevano da poco trovato spazio argomentazioni robuste su bio e Green Deal, propugnate da due esperti come Gilberto Corbellini, professore ordinario di storia della medicina e docente di bioetica presso la Sapienza Università di Roma, e Alberto Mingardi, giornalista e scrittore. E a questo articolo il link lo metto eccome.

Chissà se si troverà mai un giornale che faccia precise scelte editoriali in tal senso? Speranza forse vana.

Se poi volete ulteriori delucidazioni su che razza di trappola sarebbe il Green Deal per l’agricoltura europea e italiana, leggete anche:

Scienza e razionalità, di Deborah Piovan

nonché un mio personale commento su quanto il covid-19 abbia insegnato nulla a un’Europa sempre più nelle mani dei cazzari.

 

Tutti addosso a Elena Cattaneo

All’origine di tale attacco bipartisan sarebbe soprattutto l’Isde, sedicenti medici per l’ambiente che in tre-secondi-tre dopo la fine della seduta del Senato avevano già spedito cinque differenti comunicati in cui sciabolavano la Senatrice a vita snocciolando l’ormai nota serie di argomentazioni più volte commentate e smontate e che è stata mia cura riassumere in numerosi articoli dedicati. Articoli che a quanto pare sono rimasti lettera morta per i più, forse perché nell’era delle post-verità non c’è peggior sordo di chi non abbia alcun interesse a sentire…

Ma perché tanta acrimonia e tempestività contro Elena Cattaneo? Ha forse chiesto che glifosate fosse aggiunto agli omogeneizzati per l’infanzia? O magari ha perorato il suo sversamento in mare davanti alle Grotte del Bue Marino? Forse, che la Senatrice abbia chiesto irrorazioni aeree sul Parco Nazionale del Gran Paradiso con la Cavalcata delle Valchirie quale colonna sonora? Niente di tutto ciò, ovviamente.

La rabbia mostrata contro Elena Cattaneo e contro la sua mozione pare più quella di chi attacca in preda a una fifa blu, perché tramite la propria iniziativa la Senatrice a vita, scienziata innamoratasi dell’agricoltura, ha ottenuto che il Governo accettasse di prendere in considerazione “una valutazione complessiva delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili rispetto all’erbicida“. Poi vedremo se il Governo lo farà, ovviamente. Ma se sì, tale valutazione servirebbe a valutare bene tutto lo scibile scientifico esistente sulla molecola, incluse evidenze di recente pubblicazione, prima di prendere decisioni sul suo destino, nazionale ed europeo, visto che nel 2022 l’autorizzazione di glifosate verrà nuovamente discussa a Bruxelles.

Quindi tale mozione, passata per un solo voto, avrebbe dovuto godere di ampia maggioranza, visto che tutto sommato chiamava a valutazioni scientifiche su un argomento scientifico prima ancora che politico. Quindi la domanda pregnante è: “Chi può avere paura di una valutazione scientifica?“. Forse chi da anni racconta balle, accampa pericoli, rischi e danni inesistenti, e magari strumentalizza (o addirittura produce) test scientifici del tutto fuorvianti quando non addirittura disonesti già nelle intenzioni? Ci sta. Perché una persona onesta e alla ricerca della verità, nella mozione di Elena Cattaneo avrebbe visto una splendida opportunità per fare chiarezza una volta per tutte su un argomento oltremodo dibattuto come appunto glifosate.

Al contrario, coloro che su glifosate (e pesticidi) hanno campato per anni di retorica e fake news, oggi temono che scoperchiando il loro pentolone con le pinze della scienza le menzogne e le falsificazioni prodotte diverrebbero lampanti anche a chi, magari, ha dato inopinatamente loro retta fino ad adesso.

Come faccio ad affermare ciò? Perché tali falsificazioni le studio da anni e da anni ne parlo, dimostrando con i numeri e con la ragione quanto la vicenda glifosate sia forse la più spregiudicata azione di killeraggio mediatico, lobbistico, politico e legale della storia della chimica. I cattivi esistono, infatti, ma se smetteste di guardare ottusamente il dito che vi indica la eco-luna e guardaste cosa fa l’altra mano, forse capireste quanto i supposti “buoni” vi abbiano preso in giro sul tema glifosate. Un erbicida senza il quale sarebbero guai per tutti, anche per voi.

 

Ma attacchi de che?

Diamo qualche risposta agli attacchi alla Senatrice e a glifosate:

In primis, tornare alla “chimica intensiva”? (la creazione di neologismi bizzarri è cosa che mi affascina di tali soggetti…).

No di certo, visto che dal 1990 a oggi i formulati commerciali in Italia sono calati in tonnellate del 38,5% e le sostanze attive del 43,7%, vedendo revocare il 70% delle sostanze attive utilizzate fino ai primi Anni 90. I soli insetticidi sono calati in vent’anni del 57%, eppure vengono accusati di provocare danni a laqualunque. Per approfondimenti:

Agrofarmaci: un’emergenza che non c’è…

L’incertezza dell’agricoltore: sempre meno sostanze attive

Agrofarmaci e i dieci piccoli indiani

 

Ma poi, glifosate è davvero il veleno che dicono?

Ma non scherziamo… e magari diamo retta a chi ha le competenze scientifiche più solide per informarci sulla realtà dei numeri, cioè un Signor tossicologo come Angelo Moretto.

Gli allarmi e gli allarmismi sul glifosato

E i pesticidi? È vero che ammazzano 200mila persone all’anno nel Mondo? Sì, basta taroccare dati locali e presentarli come globali, alle Nazioni Unite…

Agrofarmaci e intossicazioni: un problema da risolvere

 

Glifosate e cancri.

Iarc e glifosate cancerogeno. Ovvero, come arrampicarsi sugli specchi per emettere giudizi insensati, mentre tutte le Autorità mondiali dicono che no, glifosate NON è cancerogeno, incluso l’OMS di cui lo stesso IARC fa parte (ma fa finta di non saperlo):

Iarc contro il resto del Mondo

Epa conferma su glifosate: non è probabile cancerogeno

La fonte originale di Epa

Efsa su residui glifosate: sicuri per uomo e animali

Glifosate: ancora una volta Efsa comferma che è sicuro. Basterà?

Anche l’OMS e la Società Italiana di Tossicologia si sarebbero stancate dell’operato del gruppo di Lione delle monografie…

Lettera Sitox su Iarc e glifosate

L’indagine più completa che discolpa glifosate

Perché la metanalisi di Zhang, che proverebbe a smentirla, è nulla da tutti i punti di vista:

E poi, quando pure la statistica ci mette lo zampino:

Iarc, glifosate e statistiche che non tornano

E magari alleghiamo anche questo di link, giusto per capire che di fronte a un elefante, stracciarsi le vesti per il peso di una mosca non appare affatto sensato…

Cancri e fattori di rischio: una percezione ribaltata

 

Glifosate e Linfomi non Hodgkin

I livelli di esposizione umana sopra riportati sono infatti da considerarsi del tutto irrilevanti in termini tossicologici, anche in ottica di lungo periodo. A conferma, gli studi del National cancer institute americano, il quale riporta statistiche epidemiologiche per il Linfoma non Hodgkin del tutto stabili in America dai primi anni ’90, nonostante gli impieghi di glifosate siano aumentati come detto di 15 volte nel medesimo lasso temporale.

Con buona pace degli avvocati predatori e degli allarmisti che su tali disgrazie personali hanno biecamente costruito la propria narrativa criminalizzante.

Sebbene glifosate sia cresciuto di 15 volte in due decenni, i linfomi non Hodgkin in America sono rimasti cosatnti, pure con un leggerissimo calo

 

Della serie “Non cielo dikono!”: È un veleno terribile e altamente cancerogeno e si aggira nelle nostre case, sulle nostre tavole e uccide ogni anno decine di migliaia di Italiani. È la seconda causa di cancri al Mondo ma nonostante ciò nessuno impedisce a chi lo vende di inquinare i nostri corpi. Sapete cos’é?

Fanta-etichette con sorpresa

Altre sorprese che possono nascere da dei test di laboratorio:

Glifosate e Ampa anticancerogeni? Come una ricerca, anch’essa farlocca, possa addirittura dimostrare che l’erbicida rallenti il cancro anziché promuoverlo.

 

IARC e le mille ombre che su di essa gravano:

Comprendere come lavora la Iarc aiuta a capire perché le sue monografie non sono di per sé prova di rischi per la popolazione. Come pure aiuterebbe capire quanto opaco e arrogante sia stato il suo atteggiamento nei confronti di chi chiedeva spiegazioni. Perché non è che sono quelli come me a voler screditare la Iarc: quel gruppo di Lione (non tutta la Iarc) si è abbondantemente screditato da solo.

Non c’è indipendenza senza trasparenza

Altri approfondimenti sullo stesso tema qui:

Glifosate, Iarc e misteriose “manine” notturne

E qui. Le prove ci sono, come le mail di ricercatori rimaste inascoltate e altre zone grigie cui Iarc si è sempre rifiutata di dare spiegazioni…

AgrarianScience e il dossier glifosate

Iarc ha infatti “misteriosamente” apportato diverse modifiche rimaste inspiegate nella versione finale della monografia su glifosate, quella che lo ha condannato a essere considerato cancerogeno. Il comitato scientifico del Congresso americano ha chiesto quindi spiegazioni, purtroppo senza esito. L’omertà e la mancanza di trasparenza hanno purtroppo regnato sovrane nella Iarc. E noi paghiamo per mantenere questi personaggi…

Per chi poi capisce l’inglese, al prossimo link vi è un esteso resoconto dei perché il gruppo di Lione che redige monografie sia ormai diventato un covo di personaggi dal dubbio al… peggio.

 

IARC-Gate: “The corruption of Iarc”

 

Monsanto Papers. E su tutti gli altri papers? Fate pippa?

Di seguito un capitolo che merita di essere trattato a parte, ma che risulta sempre riconducibile alle condotte tutt’altro che specchiate del gruppo di Lione della Iarc. Tutti i giornali si sono spolmonati a parlare di Monsanto Papers, ma nessuno ha mai parlato degli impresentabili infiltrati nel gruppo Iarc stesso i quali, sorpresa, erano di fatto al soldo degli studi legali che stavano pianificando le class action contro Monsanto.

Troppi “papers” per una monografia

Altra sorpresa: Gli studi a favore di glifosate c’erano, ed erano i più robusti in bibliografia, ma qualcuno nel gruppo di lavoro non ha voluto venissero valutati e le conseguenze si sono viste. Per esempio, l’inspiegabile omissione di Aaron Blair, Chairman del gruppo Iarc che ha valutato l’erbicida.

I No-Pesticidi: un pericolo per tutti

Circa poi l’ISDE, vi chiedete perché non potrà mai scorrere buon sangue con chi si occupa di difesa delle colture?

Parole in libertà

Tutto tranne che silenziosi

A ognuno il suo mestiere

E anche sugli studi dell’Istituto Ramazzini di Bologna vi è molto da dire.

Una delle bandiere sotto la quale si raccolgono i detrattori di glifosate è uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna, il quale ha condotto prove su topi a partire dal sesto giorno di gestazione fino ad alcuni mesi di vita. Le tesi comprendevano glifosate, Roundup (a rifacce…) e non trattato, adottando come riferimento la dose di 1,75 mg/kg/giorno, dato ricavato dalle soglie ritenute sicure in America per la molecola.

A prescindere dal numero esiguo di topi (otto sole femmine per tesi), la dose stessa non si capisce perché non sia stata scelta in base al valore di Adi più comunemente accettato a livello mondiale, non solo dalle Autorità di regolamentazione, bensì anche dall’OMS, ovvero 0,5 mg/kg/die. Una dose tre volte e mezza inferiore a quella scelta a Bologna.

Riservandoci di analizzare in modo più fine i risultati stessi del test, non si può però non osservare come sia infinitamente inferiore l’esposizione umana a glifosate (e non a Roundup, che di fatto non c’è) rispetto alla dose “bolognese”. Come su esposto in tema di urine, si possono stimare assunzioni di glifosate <10 mg/anno. La quasi totalità della popolazione è ben difficile arrivi a 5 mg/anno. Ma anche prendendo come riferimento i 10 mg/anno e un organismo di 60 chilogrammi, si ottiene una dose per chilo e per giorno pari a 0,000457 mg/kg/die, ovvero 8.300 volte circa inferiore a quanto usato in laboratorio.

La stragrande maggioranza della popolazione è esposta quindi a dosi decine di migliaia di volte inferiori a quella impiegata nei test. Anche fosse attendibile quanto emerso nei laboratori, si deve pertanto concludere che tali osservazioni perdono qualunque significato una volta uscite dai laboratori stessi.

 

Glifosate nelle acque

Moriremo tutti? Macché… Cosa pensereste se scopriste che le concentrazioni di glifosate nelle acque sono infinitesime e che se si va oltre la mera percentuale di rinvenimento si scopre che non vi è rischio per alcuno?

Agrofarmaci e acque potabili: cosa dice la tossicologia


La biennale dell’allarmismo


Cosa fanno all’estero (eh sì, c’è tutto un Mondo intorno alle mozioni farlocche anti-gifosate che infestano il Senato italiano…)

 

Glifosate nella pasta e nelle urine

Vi trovano glifosate nella pasta che mangiate e nelle vostre urine: reazione uno, vi disperate e pensate vi manchi ormai un paio di giorni al trapasso. Leggete gli articoli di chi ne sa davvero di tossicologia e di glifosate e capite che quelle tracce sono irrisorie e che comunque sono solo una delle tante che vi passano in corpo, queste sì molto più pericolose. E diverse ve le siete pure assunte volontariamente

Circondati da molecole. Sì, ma quali?

Glifosate e celiachia: la bufala infinita

Pasta al glifosate, fra allarmismi e realtà

Lo spaghetto della discordia

Glifosate e i cavalli di battaglia dei ciarlatani

E basta con i tribunali usati al posto della scienza!

Bayer cede su glifosate: 10,5 miliardi di patteggiamento

Arrestato l’avvocato della prima causa contro glifosate

La scienza a processo

 

Un florilegio di ricerche farlocche, spacciate per “notizie choc”


Glifosate rane e girini: si salvi chi può

Impepata di cozze al glifosate?

Glifosate e fegato: deviazioni sì, ma poco standard

Calunniate, calunniate: qualcosa resterà

Glifosate e terribili malattie: meglio chiarire

Allarmismo a tutta birra

Fole leggere come il cotone

Iene argentine

Batti e ribatti in area glifosate

 

E giusto per comprendere i motivi per cui lo utilizziamo…

Glifosate… e se non si potesse più utilizzare?

L’erba in città è sempre più verde. E non è un bene

Cimiteri, erbacce e cittadini irritati

 

Concludendo…

E ora, dopo una simile carrellata di informazioni, vi potrebbe essere utile una breve sintesi dei punti salienti della vicenda. Consideratelo un breve ripasso dei punti trattati sopra:

1) Non è l’Oms ad aver classificato “cancerogeno” glifosate, bensì è la Iarc, agenzia che è una costola dell’Oms in cui opera a sua volta una “sottocostola” che produce le monografie. Tale gruppo di lavoro ha definito “probabile cancerogeno” glifosate e NON “cancerogeno” tout court come si continua a ripetere.

2) Al contrario di quanto si afferma (falsamente) da più parti, l’Oms in quanto tale, unitamente agli esperti della Fao, tramite i gruppi congiunti di lavoro Jmpr, ha contraddetto più volte la Iarc, stabilendo che glifosate NON è da considerarsi “Probabile cancerogeno”.

3) Si viene posti in gruppo 2A della Iarc, probabili cancerogeni, se esistono delle deboli evidenze che possano far ritenere una sostanza idonea a generare tumori nell’uomo, senza però porsi la questione se ciò mai avverrà nella realtà. Se le evidenze sono certe si finisce in gruppo 1, come accaduto al fumo, ai raggi UV, alle radiazioni ionizzanti, all’amianto, alle carni lavorate e all’alcol (sì, il Chianti e il Brunello per la Iarc contengono una sostanza sicuramente cancerogena…). Se una molecola viene inserita in gruppo 2A non significa cioè che farà venire tumori, ma che in alcune situazioni “potrebbe” farlo, senza che vengano approfondite tali situazioni, cosa che invece fanno regolarmente le Autorità di regolamentazione mondiali, quelle che valutano i rischi reali, non le ipotesi, incluse quelle più fantasiose. Gli studi valutati da Iarc erano debolissimi dal punto di vista statistico e metodologico. Spesso sviluppati su poche decine di persone, in un caso solo sette (!), quando i linfomi non Hodgkin colpiscono una persona su 5.000. Servono cioè decine di migliaia di soggetti per elaborare una valutazione epidemiologica che stia in piedi. 
Nessuna persona seria avrebbe utilizzato quegli studi per arrivare alla conclusione cui si è invece arrivati.

4) Iarc ha effettuato una selezione alquanto discutibile delle ricerche da usare come riferimenti. Le succitate autorità di regolamentazione, che operano nelle diverse aree del mondo, hanno utilizzato molto più materiale scientifico della Iarc e hanno concluso all’unanimità che glifosate non è un probabile cancerogeno per l’uomo.

5) Scandaloso appare che nel ruolo di Presidente del gruppo Iarc che ha posto sotto indagine glifosate sia stato messo Christopher Portier, noto esponente ambientalista anti-pesticidi, il quale aveva per giunta un contratto di consulenza con lo studio legale che stava preparando la class action contro Monsanto, basata proprio sull’esito del lavoro del gruppo Iarc. Un conflitto di interessi mostruoso.

6) Scandaloso parimenti che Aaron Blair, chairman “scientifico” del gruppo di lavoro che ha valutato glifosate, abbia tenuto insabbiato nei propri cassetti lo studio epidemiologico più robusto mai fatto su glifosate. Uno studio sviluppato da alcuni suoi colleghi del National Cancer Institute americano dal quale emergeva come glifosate non abbia alcuna influenza sulle statistiche tumorali degli operatori agricoli, i più esposti alla molecola.

7) Terzo scandalo: all’ultimo momento qualcuno nel gruppo Iarc ha cambiato in corsa dieci diversi giudizi espressi dagli esperti, volgendo al negativo delle conclusioni precedentemente espresse dal neutro al positivo. Fatto che ha reso necessario chiedere chiarimenti da parte del Comitato scientifico del Congresso americano, alle cui richieste di spiegazioni Iarc si è sempre rifiutata arrogantemente di rispondere.

8) No: Bayer non ha accettato di pagare 10,5 miliardi di dollari perché colpevole o perché glifosate sia cancerogeno. Ha solo ceduto allo sciame di 125mila cause scatenatele contro da studi legali spregiudicati che hanno fatto reclutamento pubblicitario di malati di cancro per aizzarli contro la multinazionale in tale copia da renderle impossibile qualunque difesa legale. Se un orso viene attaccato da 125mila api, scappa, anche nel caso avesse tutte le ragioni di restare. Esattamente quello che ha fatto Bayer in tema glifosate. Ciò perché non sempre è David, povero e piccolo, ad avere ragione e non sempre è Golia, ricco e grosso, ad avere torto. Infatti ora, per dire, uno di quegli “eroici” avvocati per cui tanto tifo è stato fatto dai cialtroni pseudo-ecologisti è pure finito in galera. La ragione? Tentata estorsione ai danni di una multinazionale della chimica in un caso molto simile a quello glifosate… Mai troppo presto ciò è avvenuto. Mai abbastanza corsari finiscono in manette, anziché fare arringhe disoneste in tribunale.

 

Disclaimer 1: nessun commento è ammesso. La spiegazione qui

Disclaimer 2: i bannerini pubblicitari che possono apparire nel blog sono di wordpress. Dato che adopero una versione gratuita, loro sperano che io gliela paghi mettendomi pubblicità. Ignorate ogni suggerimento a diete, prodotti o cure miracolose: sono contrarie ai contenuti del mio blog e pertanto me ne dissocio apertamente.

Glifosate e i cavalli di battaglia dei ciarlatani

Le mille e una illazioni dei ciarlatani anti-glifosate

Glifosate nelle urine, nella pasta e le accuse di generare linfomi non Hodgkin. Una serie di attacchi privi di debito fondamento, viste le concentrazioni in gioco del tutto irrisorie dal punto di vista dela salute

Il Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, pone le basi precauzionali circa l’uso delle sostanze attive a uso fitosanitario. Ciò affinché ogni Stato membro operi le più opportune valutazioni dei rapporti “rischi/benefici”, tenendo in conto l’eventuale manifestazione di effetti nocivi sulla salute umana, degli animali e sull’ambiente in genere.

Per quanto concerne glifosate, erbicida di ampio uso su molteplici colture, a fronte degli indiscutibili vantaggi agronomici ed economici forniti, a oggi non sono stati dimostrati, né tanto meno paiono dimostrabili, effetti nocivi né sulla salute umana, né sugli animali, né nell’ambiente.

Ogni ricerca svolta in tal senso, soprattutto in laboratorio su cavie o in vitro, ha infatti dimostrato solo che la somministrazione a dosi elevate di formulati commerciali può avere effetti nocivi che però non trovano riscontro nella realtà, quando le condizioni non sono stabilite a priori dai ricercatori, bensì devono fare i conti con i normali comportamenti ambientali e residuali della molecola.

A conferma che “presenza” non implica necessariamente rischio né tanto meno danno, in accordo con le regole auree della tossicologia che prevedono l’individuazione di dosi sufficienti a generare un qualsivoglia effetto. Se le concentrazioni riscontrate nell’uomo e nell’ambiente non raggiungono tali dosi, o addirittura si fermano centinaia o migliaia di volte al di sotto di esse, non si può quindi parlare né di rischi né di danni.

 

Glifosate nelle urine

Uno dei modi preferiti dai ciarlatani per spaventare la popolazione contro i pesticidi è pubblicare i risultati di analisi delle urine svolte su individui comuni. Ovviamente senza fornire mai debite spiegazioni su dove e come siano state fatte tali analisi.

Sebbene tali valori – ammettendoli validi con grande sforzo di fiducia – si mostrino di fatto ininfluenti per la salute dei soggetti, la semplice presenza di qualche molecola attiva paure immotivate e fa leva sulla chemofobia alimentata ad arte da media, associazioni e perfino spregiudicati soggetti politici che nel clamore allarmistico trovano personale vantaggio, a partire magari dalla propria elezione in Parlamento.

Ma davvero glifosate nelle urine è un demone da scacciare? Niente affatto. A tal proposito esistono infatti in bibliografia gli esiti di monitoraggi pluriennali su campioni statisticamente significativi di Esseri umani esposti a glifosate attraverso la normale alimentazione(1). Noti anche come “Rancho Bernardo Study (RBS) of Healthy Aging“, tali studi hanno previsto la misurazione delle concentrazioni urinarie di glifosate nel quadriennio 1993-1996 e poi nel triennio 2014-2016 su campioni randomizzati di cittadini californiani.

Osservando la tabella riassuntiva della pubblicazione, si evince come la media delle concentrazioni urinarie di glifosate sia salita da 0,024 µg/L del quadriennio 1993–1996 ai 0,314 µg/L del triennio 2014–2016, facendo registrare un picco massimo di 0,547 µg/L nell’ultimo anno preso in considerazione. Un dato che non stupisce, pensando che dalla metà degli Anni 90 sono cresciute le superfici coltivate a ibridi biotech resistenti a glifosate, il quale sarebbe aumentato di 15 volte nel volgere di pochi anni(2).

Sapendo però che i volumi urinari giornalieri di un uomo adulto possono arrivare anche a due litri, significa che in un solo giorno, in tali condizioni limite, sono stati escreti 1,094 µg di glifosate (milionesimi di grammo). Anche assumendo che tale valore massimo si ripeta ogni giorno dell’anno, ciò significherebbe un totale annuo di glifosate escreto per via urinaria di circa 400 µg. Ciò permette di stimare una quantità ingerita annua pari a circa il triplo di tale valore, ovvero 1,2 milligrammi, corrispondente in un individuo di 60 chilogrammi a una dose giornaliera di 55 nanogrammi per chilo di peso corporeo (miliardesimi di grammo). Ovvero una dose inferiore di oltre 9.000 volte rispetto alla dose ammissibile giornaliera (ADI) considerata sicura per l’uomo (0,5 mg/kg/giorno), come pure inferiore di 32mila volte alla dose somministrata negli ormai “famosi” studi dell’Istituto Ramazzini di Bologna. Quelli che avrebbero evidenziato problemi su roditori a partire dall’alterazione del microbioma intestinale.

Per inciso, il microbioma è l’ultima spiaggia per chi non sia riuscito a forire prove concrete di patologie gravi, arrampicandosi sugli specchi per dimostrare che a seguito della somministrazione dell’erbicida si sarebbero alterati i rapporti fra specie differenti di batteri nel lume intestinale. Una cosa che accade banalmente anche dopo un piatto di cibo paricolarmente speziato. Ma proseguiamo.

La stima di un terzo (escreto/ingerito) è resa possibile rifacendosi a quanto riportato da Jmpr nel 2004(3), (gruppi di lavoro di scienziati FAO e OMS) dal cui report si evince come l’assorbimento intestinale nelle cavie da laboratorio si sia mostrato fra il 30 e il 36% della dose ingerita. Il calcolo è stato reso possibile utilizzando glifosate radiomarcato 14C. Percentuali, queste, che non subirebbero variazioni nel range di dosi somministrate nei test, le quali spazierebbero fra i 10 e i 1.000 mg/kg di peso corporeo.

Dosi quindi che sono dalle migliaia ai milioni di volte quelle desumibili dalle concentrazioni di glifosate negli scenari reali. La rimanente quota di circa il 64–70% è rimasta quindi nelle feci e con esse allontanata dall’organismo senza entrare in circolo. Di quanto assorbito, invece, la quasi totalità è stato escreto con le urine, meno dello 0,2% è stato emesso con la respirazione e circa il 2–8% tramite la bile, ancora nelle feci. Il metabolita Ampa si è generato in ragione di meno dello 0,7% del glifosate somministrato e anch’esso è stato escreto con le urine.

In pratica, oltre il 99% del glifosate assorbito dal lume intestinale viene allontanato completamente dal corpo in 168 ore, cioè una settimana. A dimostrazione di come la sostanza attiva non mostri alcuna attitudine al bioaccumulo nei tessuti e negli organi. Fatto che rende decisamente fantascientifiche le teorie complottiste che gli attribuirebbero danni al DNA, o malattie come Alzheimer, Parkinson, Sla e tumori di vario genere.

Da quanto sopra si può infatti desumere che anche ingerendo per intero la dose giornaliera da ritenersi sicura per l’uomo, pari come detto a 0,5 mg/kg/giorno, in un individuo di 60 chilogrammi di peso si dovrebbe stimare una quantità di glifosate pari a 30 milligrammi/die. In tal caso si dovrebbe assistere a un’escrezione urinaria che ammonterebbe a circa un terzo di tale valore, ovvero 10 milligrammi al giorno (!).

Anche ammettendo una produzione urinaria di due litri/die, la concentrazione per litro si dovrebbe assestare sui 5 mg/L, superiore quindi di centinaia o di migliaia di volte le concentrazioni urinarie presentate inopinatamente come “allarmanti” da molteplici ricerche spot, effettuate talvolta da riviste generaliste, avulse cioè da qualsivoglia competenza di tipo tossicologico e prive della necessaria peer review, come si dovrebbe invece pretendere parlando di aspetti scientifici di una questione.

 

Glifosate nella pasta

Per quanto sopra esposto, vengono a cadere anche i molteplici allarmismi costruiti su tracce irrisorie di glifosate in diversi marchi di pasta, almeno per come si afferma siano state rinvenute. Queste, in accordo con quanto affermato da associazioni e media generalisti che hanno analizzato in proprio diversi campioni di pasta, quindi senza la debita supervisione di terze parti qualificate, spazierebbero da un minimo di 0,019 mg/kg a un massimo di 0,184 mg/kg. Tali dati sono cioè inferiori da 54 a 526 volte i limiti previsti dalla Legge per il grano, pari questi a 10 mg/kg.

Per ingerire la succitata dose di 0,5 mg/kg, ovvero la dose da ritenersi sicura per la salute umana, si dovrebbe quindi consumare giornalmente una quantità di pasta compresa da un minimo di 163 a un massimo di 1.579 kg. Consumi decisamente lontani da quelli reali. In accordo infatti con le fonti nazionali sui consumi di tale alimento(4), gli Italiani consumerebbero 23,5 kg/anno di pasta, ponendola nei piatti in ragione di cinque volte la settimana.

Tenendo ipoteticamente per buone le affermazioni circolate sui media in tema di residui di glifosate nella pasta, significa che un Italiano ingerisce mediamente da un minimo di 0,45 a un massimo di 4,34 mg/anno di glifosate, questo solo con la pasta. Anche assumendo il valore più alto come standard di riferimento, si desume un’ingestione giornaliera di glifosate pari a 11,9 µg/giorno. Considerando, come visto, un’escrezione intorno a un terzo dell’ingerito, come pure una produzione urinaria di due litri/die, si può stimare un valore di concentrazione urinaria teorica di 1,98 µg/L, in linea come ordine di grandezza con le analisi più volte circolate sul tema.

Non vi è quindi nulla di strano né tanto meno “allarmante” in tali valori, essendo questi indicatori di ingestione di glifosate ampiamente inferiori alle già conservative dosi di sicurezza stabilite dalla normativa, la quale opera in accordo con gli studi tossicologici valutati dalle Autorità internazionali preposte.

Eh no: una molecola non si bandisce solo perché a voi non sconfinfera averla nelle urine. Perché nelle urine dei vostri simili finiscono a loro volta inquinanti prodotti da voi stessi che sono molto peggiori di glifosate. Se quindi vi sta bene inquinare per il soddisfacimento dei vostri bisogni, dovreste anche accettare parimenti che si usi un diserbante che contribuisce a darvi cibo tre volte al giorno, tollerandone quindi il passaggio (irrisorio e ininfluente) nel vostro corpo.

 

Glifosate e Linfomi non Hodgkin

Infine l’accusa che ha portato glifosate in tribunale e ha obbligato Bayer a chiudere quasi 90mila cause con una cifra di 10,5 miliardi di dollari. Ovvero, una delle più gigantesche estorsioni che degli studi legali siano riusciti a perpetrare ai danni di un’industria. Perché glifosate con i linfomi non Hodgkin nulla c’entra.

I livelli di esposizione umana sopra riportati sono infatti da considerarsi del tutto irrilevanti in termini tossicologici, anche in ottica di lungo periodo. A conferma, gli studi del National Cancer Institute americano(5), il quale riporta statistiche epidemiologiche per il Linfoma non Hodgkin del tutto stabili in America dai primi anni ’90, nonostante gli impieghi di glifosate siano aumentati come detto di 15 volte nel medesimo lasso temporale.

Si ricorda che la classificazione in gruppo 2A di glifosate, operata dalla Iarc, verte proprio su tale forma tumorale, la quale non pare essersi avvantaggiata affatto dell’incremento esponenziale degli usi della molecola nel tempo. Ulteriore dimostrazione di come gli scenari reali contraddicano quelli descritti da media generalisti e associazioni portatrici di interessi di parte.

 

 

Riferimenti:

 

 

  • Paul J. Mills, Izabela Kania–Korwel, John Fagan et al (2017): “Excretion of the Herbicide Glyphosate in Older Adults Between 1993 and 2016”. JAMA. 2017;318(16):1610–1611
  • Charles M. Benbrook (2016): “Trends in glyphosate herbicide use in the United States and globally”. Environ Sci Eur. 2016; 28(1)
  • Joint Fao/Who Meeting on Pesticide Residues (2004): “Evaluation 2004 – Part II – Toxicological (Pag. 157)
  • Consumi di pasta in Italia: http://www.pastaitaliani.it/consumi/
  • National Cancer Institute – Cancer Stat Facts: Non-Hodgkin Lymphoma; https://seer.cancer.gov/statfacts/html/nhl.html

 

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